FAO e OMS si pronunziano sulla sicurezza

della carne sintetica*

 

di Bartolomeo Buscema

Un recente studio della FAO e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ha analizzato i possibili rischi della carne coltivata in laboratorio. Il dato fondamentale che emerge dal documento ,che ha per titolo  Food safety aspects of cell-based food, è  che tali rischi sono paragonabili a quelli dei cibi  tradizionali. La “carne coltivata” o “carne sintetica” proveniente da animali è ottenuta, in laboratorio, dalla clonazione di cellule staminali le quali proliferano all’interno  di un adatto bioreattore. Bastano poche settimane per avere da una singola cellula alcuni chili di carne. Ciò, evidentemente, avviene senza allevamento e macellazione di animali, senza consumo di suolo e di acqua, e soprattutto con ridottissime emissioni di gas serra. Il documento colloca tale innovativo processo produttivo e la sua implicazione sociale in vari ambiti tra cui la crescita demografica mondiale, il riscaldamento globale, i rischi per l’uomo.  Per quanto  riguarda l’espansione della popolazione mondiale, i dati parlano chiaro: il consumo di carne è cresciuto di quasi cinque volte rispetto agli anni sessanta e le previsioni future restituiscono un incremento costante. Ciò farà inevitabilmente incrementare sensibilmente gli allevamenti, spesso intensivi, e un aumentare fabbisogno di acqua per produrre foraggi, in un contesto mondiale si scarsità dell’oro blu.

Ricordiamo che mediamente per produrre un chilo di carne bovina servono 15 000 litri di acqua e che gli allevamenti bovini liberano nell'atmosfera l'equivalente di circa 3,1 miliardi di tonnellate di CO2 l’anno. Sono dati che palesano un’insostenibilità dell’attuale modo di produzione cui in qualche modo si dovrà far fronte nel breve termine. Infine, per quel che concerne i rischi della carne coltivata, gli scienziati ne hanno identificato alcuni legati sia all’estrazione e immagazzinamento delle cellule staminali sia alla crescita delle cellule all'interno di adatti bioreattori. Bisogna, però, subito dire che si tratta di rischi che riguardano anche la produzione di carne tradizionale che, come noto, è sottoposta a severi metodi di controllo finalizzati a tutelare la salute del consumatore. Citiamo il sistema HACCP (Hazard Analysis Critical Control Point - Analisi dei Rischi e Controllo dei Punti Critici) che monitora tutte le fasi di produzione di alimenti in cui vi sia un probabile pericolo di contaminazione biologica (virus, batteri, protozoi, parassiti, prioni, tossine); farmacologica (farmaci veterinari, antibiotici) e chimica. La produzione di carne sintetica, si legge nello studio, ci pone di fronte a un prodotto che per quanto innovativo è già oggi gestibile, ai fini della sicurezza alimentare, con un approccio normativo tradizionale che certamente dovrà essere integrato. E come sempre succede, c’è chi, sui mass media, paventa pericoli di ogni sorta dalle allergie ai tumori facendo leva su emozioni di massa che non hanno alcun alone di discernimento scientifico. E’ chiaro che la ricerca dovrà fare il suo corso, ma non possiamo sottacere la necessità di una comunicazione trasparente, focalizzata a rispondere prima di tutto a quello che le persone vogliono sapere. Notiamo, infine, che mentre noi italiani ci avvitiamo tra favorevoli e contrari al divieto governativo concernente la carne coltivata, il resto del mondo va avanti. Lo scorso novembre, negli Stati Uniti, la Food and Drug Administration ha concesso la commercializzazione di polpette di pollo coltivati in laboratorio. E c’è chi sta pensando di produrre in laboratorio anche alcune specie di pesci, considerato che la pesca tradizionale è sempre più insostenibile e che il pesce che troviamo al bancone spesso contiene microplastiche provenienti da un uso scellerato delle materie plastiche che inevitabilmente finiscono in mare.

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*Nota del direttore. Il governo italiano, nella seduta del consiglio dei ministri del 28 marzo 2023, ha vietato la produzione e la commercializzazione di alimenti e mangimi sintetici, destinati tanto al consumo umano che a quello animale. Chi violerà tali divieti sarà soggetto ad una sanzione amministrativa pecuniaria da un minimo di 10mila euro ad un massimo di 60mila.

Si tratta, evidentemente, di una captatio benevolentiae, a fini elettorali, nei confronti degli allevatori.

Dal canto suo, il portavoce della Commissione Ue, Stefan De Keersmaecker, ha parlato di un “ok al cibo prodotto in laboratorio, purché rispetti i nostri standard nutrizionali”. Ha lasciato, inoltre, intendere che nei prossimi mesi la richiesta di mettere in commercio altri "novel food" - cioé inventati in laboratorio, a base di insetti o semplicemente consumati tradizionalmente al di fuori dell'Europa - potrebbe arrivare sui tavoli di Bruxelles

Ad accendere l’attenzione europea sulla carne sintetica è stato anche il via libera della Food and drug administration americana alla carne di pollo prodotta in laboratorio. Le aziende di riferimento a livello mondiale, tra laboratori e start up, sono passate da 13 a 117 dal 2016 al 2022 e la produzione globale di carne in vitro si prospetta al 2030 in aumento fino a 2,1 milioni di tonnellate.

Il Galileo