La fabbrica delle fumate

Intervista al chimico prof. Gianni Fochi

 

 

 

 

 

 

 

 

La fumata bianca è arrivata al termine di un conclave durato più o meno 22 ore e mezzo. Il 12 marzo scorso, alle 17.40, intimato l’extra omnes, è stato chiuso il portone della Capella Sistina, riaperto alle 16.09 del giorno dopo, 13 marzo.

 Com’è tradizione della Chiesa di Roma, la fumata bianca o nera segnala l’elezione o la non elezione del papa.  Fino a qualche decennio fa, nella stufa della Cappella Sistina, sede del Conclave,  si bruciava, insieme con  le schede, della paglia. La paglia se ben secca e asciutta produce fumo nero, se bagnata fumo più chiaro, quasi bianco. Ma il colore della fumata, all’uscita del comignolo, è sempre incerto. Numerose e, anche fantasiose, le spiegazioni di volta in volta fornite come la scarsa pulizia della canna fumaria, probabilmente incrostata di fuliggine, e la sua temperatura.

Per dare una certezza maggiore a chi è in attesa dell’esito del conclave, a quanti sono in piazza San Pietro e a chi segue le dirette televisive, si è pensato bene di aggiungere al fumo della combustione delle schede quello di alcune sostanze chimiche che emettano, in modo inequivocabile, fumo bianco o nero.

Accanto alla vecchia stufa (in uso da una settantina d’anni) ne è stata sistemata un’altra, collegata alla stessa canna fumaria, nella quale viene immessa una cartuccia che contiene una miscela chimica.  Un tipo di cartuccia emette fumo nero, un altro tipo fumo bianco.

Cosa sono queste miscele e quali i loro effetti. Lo abbiamo chiesto al prof. Gianni Fochi, chimico della Scuola Normale Superiore di Pisa e giornalista scientifico(foto a destra), autore del libro "La chimica fa bene" (E. Giunti).

 

     D. Alla combustione delle schede,  vengono aggiunti dei composti chimici che hanno la proprietà di emettere un  fumo colorato, nel nostro caso bianco o nero. Per la fumata nera, viene utilizzata una miscela a base di perclorato di potassio, antracene e zolfo: cosa sono questi componenti e come si ottengono?

 

            Il perclorato di potassio (KClO4) trova impiego come ossidante nella preparazione di miscele esplosive e nella pirotecnia: alimenta la combustione delle sostanze ossidabili con cui viene mescolato. Nei fuochi artificiali produce un color porpora, dovuto allo ione potassio (K+ ) che si "eccita" a causa dell'alta temperatura: un suo elettrone viene spinto in un livello d'energia superiore al normale, da cui poi decade riemettendo la stessa energia, ma sotto forma di luce rossastra. Qui il colore viene coperto dal nero intenso. Il perclorato di potassio viene usato anche in medicina nell'ipertiroidismo, perché lo ione perclorato (ClO4-) ha dimensioni e proprietà simili allo ione ioduro (I-) ; l'importanza dello iodio nel funzionamento della tiroide è noto). Quanto alla preparazione, s'aggiunge cloruro di potassio (KCl), molto solubile, a una soluzione di perclorato di sodio (NaClO4 ): il perclorato di potassio è poco solubile e quindi gli ioni potassio e perclorato s'uniscono, dando il prodotto voluto che precipita. A sua volta il sale sodico viene prodotto dal clorato per ossidazione elettrochimica su ànodi di platino.

         L'antracene viene estratto dal catrame ottenuto dalla distillazione secca del carbon fossile. Nella miscela in questione è una delle due sostanze ossidabili; l'altra è lo zolfo. L'antracene è il maggior responsabile del fumo nero, dovuto praticamente a fuliggine abbondante. Lo zolfo viene estratto da giacimenti. Un tempo erano importanti quelli siciliani, che nella prima metà dell'Ottocento soddisfacevano quattro quinti del fabbisogno mondiale. Hanno poi preso il sopravvento i giacimenti della Luisiana e del Texas.



      D. Per la fumata bianca si utilizza: clorato di potassio, lattosio e pece: la domanda è identica: cosa sono questi componenti e come si ottengono?

 

         Qui non s'usa il perclorato ma appunto il clorato, che reagisce più velocemente. Con lo zolfo invece bisogna usare proprio il perclorato, perché col clorato la reazione sarebbe troppo veloce e rischierebbe d'innescarsi anche a freddo, facendo incendiare (o addirittura esplodere) la miscela durate la sua conservazione o il trasporto. Anche il clorato è un ossidante, usato esso pure nella formulazione d'esplosivi; ma inoltre trova appunto impiego nelle miscele fumogene. Se si tiene presente che l'acqua ossigenata è notoriamente un ossidante e perciò anche un disinfettante, non deve stupire il fatto che un tempo venissero prescritte pasticche di clorato di potassio da sciogliere lentamente in bocca come disinfettanti della gola. Nella produzione industriale si segue per lo più il processo Liebig: il cosiddetto latte di calce, sospensione acquosa di calce spenta (idrossido di calcio, poco solubile), viene trattato a caldo con cloro gassoso (Cl2). Si forma perclorato di calcio, che viene poi trasformato nell'analogo sale potassico per aggiunta di cloruro di potassio.

         La pece -- in questo caso colofonia, cioè resina di conifere -- è una miscela di sostanze organiche che nell'uso della miscela fumogena vengono ossidate, producendo fra l'altro particelle sospese (fumo). Il lattosio è un sottoprodotto dell'industria casearia (è uno zucchero che si trova nel latte di mucca).



      D.  La pioggia, o la temperatura fredda possono alterare in qualche modo il colore dei gas di combustione?(la mattina del 13 marzo pioveva a dirotto , la fumata nera aveva un colore grigiastro).

 

         In linea generale sì. Per esempio le gocce d'acqua possono spazzar via alcune particelle di fumo, magari proprio quelle più colorate. L'aria fredda può limitare l'espansione del fumo, che di suo uscirebbe caldo: i gas di combustione vengono raffreddati e diminuiscono di volume. Ciò li rende meno leggeri e quindi meno capaci di tener sospese le particelle di fumo, che quindi vengono abbattute e in buona parte scompaiono alla vista.

 



      D.   I composti sono racchiusi in una cartuccia che viene inserita in una stufa, quindi non c’è contatto con la pelle. Ma in caso di contatto, sono pericolosi?

 

         Direi di no, a meno che il contatto sia esteso e soprattutto prolungato. In caso di contatto accidentale, basta lavarsi con acqua senza aspettar troppo tempo.



     D. Il gas di combustione di queste sostanze è tossico? E’ inquinante?

 

            I fumi sono sicuramente nocivi, ma il rischio è comunque basso: le quantità sono scarse e nelle vicinanze non c'è nessuno che possa inalarli prima che si diluiscano nell'aria. Lo stesso vale per l'inquinamento: in linea di principio le sostanze emesse sono inquinanti, ma l'effetto è molto, molto minore di quello d'uno spettacolo pirotecnico. I fuochi artificiali, oltre all'impatto delle quantità assai maggiori, hanno anche l'inconveniente di distribuire all'intorno composti di metalli pesanti, usati per ottenere certe colorazioni, e ossidi d'azoto (i cosiddetti  NOx)  derivanti dal salnitro, che costituisce l'ossidante principale nella polvere pirica.



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Il Galileo