HABEMUS PAPAM

Storia di un conclave

 

di Magali Prunai

 

Il pardinale protodiacono annunzia l'elezione del Papa

 

Lo scorso 13 marzo il Conclave, al suo secondo giorno di votazione, ha eletto a successore di Pietro l’argentino cardinal Bergoglio che ha preso il nome di Francesco.

Un nome importante e carico di significato se pensiamo al più famoso Francesco della storia della Chiesa, S. Francesco d’Assisi, che con il suo voto di povertà portò una ventata di rinnovamento e rivoluzione nella Chiesa dell’epoca.

S. Francesco viveva in assoluta povertà e a contatto con la natura per poter essere più vicino a Dio in ogni sua forma. Un concetto rivoluzionario per una Chiesa impostata su caste e carrierismi personali, come era quella dell’epoca.

Ma quello che vi è di più straordinario nell’elezione di Papa Francesco è che il conclave non è seguito alla morte di un altro Papa, bensì alla sua abdicazione.

A metà del mese di febbraio 2013 la comunità cristiana di tutto il mondo, il cosiddetto popolo di Dio, e non solo, è rimasta attonita davanti a una notizia che inizialmente sembrava una burla: il Papa, Benedetto XVI, lascia il suo regno. Si dimette, come hanno detto in molti, abdica, come è più giusto dire dal momento che si tratta di un monarca.

A dare la notizia è proprio Benedetto XVI durante un suo discorso tenuto in latino nel bel mezzo di un concistoro. Lascia perché stanco. Il Papa, che racchiude in una sola figura un doppio ruolo (quello temporale e quindi di sovrano di uno Stato, e quello spirituale in quanto capo della Chiesa cattolica, successore di Pietro e rappresentante di Dio in terra), rinuncia al suo incarico per via della sua debolezza umana, stanchezza e vecchiaia, a causa della quale rischia di non poter più governare la barca di Pietro.

Scelta legittima a norma del “Codex iuris canonici” ex canone 332, ma poco condivisa da numerosi teologi. Nel momento in cui il pontefice eletto accetta il suo incarico cambia la sua sostanza e non può più tornare indietro: “chi diventa Pietro non può tornare ad essere Simone”.

Il codice di diritto canonico, comunque, contempla questa possibilità nella seconda parte del canone 332. Il Papa può abdicare purché la sua rinuncia sia libera e debitamente manifestata. Non deve essere accettata dal momento che non esiste una figura gerarchicamente superiore al Papa.

Pronunciata la rinuncia cosa accade? Dato che non siamo in presenza di una morte la procedura da seguire nel periodo di sede vacante è leggermente diversa.

La Chiesa è senza governo e bisogna eleggerne uno nuovo. Normalmente si svolgono prima i funerali e poi si apre una vera e propria fase politica di contrattazione fra i diversi cardinali. L’elezione del nuovo pontefice non potrà svolgersi prima di 15 giorni dall’inizio della sede vacante e non oltre i 20 giorni. Data la straordinarietà del caso il Papa stesso ha stabilito che il Conclave potesse aprirsi prima dei 15 giorni, pertanto il 12 marzo scorso 115 cardinali elettori si sono chiusi all’interno della Cappella Sistina, dopo aver prestato giuramento di non rivelare quanto accade all’interno pena la scomunica. Inizia così il Conclave, dal latino chiuso.

I cardinali che non hanno compiuto gli 80 anni di età al momento dell’inizio della sede vacante sono considerati cardinali elettori e possono eleggere a Papa qualsiasi battezzato, anche laico, di sesso maschile, dotato di ragione e che non sia eretico o scismatico.

 

Papa Francesco saluta i fedeli convenuti in Piazza San Pietro

 

 

Ma come si elegge il nuovo Papa? Il primo giorno i cardinali pregano, prestano giuramento e, una volta pronunciato l’”erga omnes”, ovvero il fuori tutti, le porte della Cappella Sistina si chiudono e, in un’atmosfera carica di simbologia dai profili molto medioevali, si deciderà il nuovo capo spirituale della Chiesa. Presumibilmente chiusi dentro la Sistina i cardinali discuteranno finché non si arriva al momento del primo voto. Le schede di votazione vengono subito bruciate in una stufa  insieme a una sostanza che colorerà il fumo che uscirà dal comignolo in piazza S. Pietro: bianca se è stato eletto il Papa, nera se ancora lo Spirito Santo non ha illuminato la mente e la mano dei cardinali.

In caso di fumata nera dopo il primo giorno di votazione la procedura prevede che per i tre giorni successivi si voti quattro volte, due la mattina e due il pomeriggio, e si viene eletti con una maggioranza di almeno i due terzi dei presenti e votanti. Se non si giunge a elezione allora vi saranno sette scrutini per tre volte intervallati da pause. Dopodiché si va a ballottaggio fra i due cardinali che hanno ottenuto il maggior numero di voti e viene eletto Papa colui che ottiene la maggioranza dei due terzi dei presenti e votanti esclusi dall’elettorato attivo i due cardinali rimandati a ballottaggio, così come stabilito da Benedetto XVI nel 2007.

Eletto il Papa la fumata sarà bianca, tutti coloro che si trovano in quel momento a Roma, un po’ perché incuriositi e un po’ perché vogliono sapere chi sarà la loro nuova guida spirituale, correranno in piazza S. Pietro a urlare “viva il Papa” finché non verrà aperta la finestra e il cardinale protodiacono non dirà “annuntio vobis gaudium magnum; habemus Papam: Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum, Dominum Georgium Marium Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Bergoglio qui sibi nomen imposuit Franciscum”.

 

Il Galileo