Il catasto dei ghiacciai lombardi

Sono più numerosi ma il ghiaccio si è ridotto del 23%

 

 

di Pia Bassi

 

 

         Le previsioni del 1990 sui cambiamenti climatici dove l’anidride carbonica è la responsabile prima del riscaldamento globale, sono più che esatte. I grandi ghiacciai lombardi stanno perdendo superficie nell’ordine del 23%, basti confrontare le fotografie dell’Adamello ai Forni di Sondrio, dove il fronte è arretrato di chilometri. L’Università degli studi di Milano insieme a Levissima, l’acqua minerale sinonimo di purezza che nasce dai ghiacciai della Valtellina, e al Comitato EvK2CNR, hanno reso noti  i primi dati emersi dal nuovo Catasto dei Ghiacciai italiani, concretizzato anche con il supporto del Comitato Glaciologico Italiano e il patrocinio del World Glacier Monitoring Service.

Il ghiacciaio Dosdé orientale

         Perché sono aumentati i ghiacciai, passando da 167 a 209 con la rispettiva superficie passata da 115 kmq. nel 1959-1962, agli attuali 89 kmq.? Sciogliendosi, i grandi ghiacciai si frantumano e facendo il catasto, ovviamente il loro numero risulta aumentato:

 Il Prof. Claudio Smiraglia dell’Università degli Studi di Milano, a capo del progetto di ricerca, spiega: “L’attuale fase di regresso glaciale che interessa la Lombardia, e più in generale tutte le catene montuose, presenta aspetti apparentemente contradditori: infatti, le aree glaciali diminuiscono progressivamente, mentre il numero dei ghiacciai aumenta. Questo secondo fenomeno è facilmente spiegabile: a causa delle alte temperature e della conseguente fusione del ghiaccio, limitate zone rocciose emergono durante l’estate sulla superficie dei ghiacciai. Le rocce assorbono calore e lo ritrasmettono al ghiaccio circostante accelerandone la fusione. In poche settimane, la piccola roccia affiorante si allarga e può arrivare a spaccare letteralmente  in due o più tronconi il ghiacciaio, che perde la propria lingua e si frammenta in settori separati.” La frammentazione di corpi glaciali riguarda un numero elevato di casi: lo Zebrù nel gruppo Ortles-Cevedale, formato oggi da due colate separate nettamente distinte, Zebrù Ovest e Zebrù Est, che negli anni ’50 confluivano in un unico corpo. Lo stesso è avvenuto al dosegù, oggi separato in due ghiacciai distinti: Dosegù e Pedranzini. Sull’Adamello va evidenziato il caso del Venerocolo frammentato in Venerocolo e Frati, a cui sono stati assegnati nomi diversi poiché ciascun frammento può essere considerato un ghiacciaio attivo e indipendente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il ghiacciaio Forni nel 1941 (a sinistra).

 Lo stesso ghiacciaio fotografato nel 2012 

 

Molti ghiacciai monitorati sono così ridotti da essere classificati “glacionevati”, vale a dire, un passo dalla loro scomparsa. In Lombardia solo dieci ghiacciai sono classificati “vallivi”, con un vasto bacino collettore e da una lingua che scende in valle a quote relativamente basse. Il ghiacciaio dei Forni è il maggiore di questi, localizzato nel Gruppo Ortles-Cevedale, in Alta Valtellina – parco Nazionale dello Stelvio – ha una superficie di 11 kmq. vi sono anche casi particolari e insoliti per le Alpi, come quello dell’Adamello, in Val Camonica, il più vasto ghiacciaio delle Alpi italiane, che copre 16 kmq (dei quali una piccola parte in trentino), quasi paragonabile ai grandi ghiacciai della Scandinavia.

Entro il 2014 il nuovo catasto sarà terminato e sarà un utile punto di partenza per le valutazioni dei cambiamenti climatici. I due precedenti catasti erano stati fatti dal Comitato Glaciologico Italiano (CGI) dal 1959-1962 e dal 1982 al 1985.

Il Professor Claudio Smiraglia conclude: “Le prime elaborazioni confermano le intense trasformazioni delle masse glaciali lombarde. La più rappresentativa riguarda la variazione di superficie glaciale che, nell’arco di cinquant’anni è passata da 115 kmq a circa 89 kmq con sensibili differenze fra i vari gruppi montuosi. In alcuni settori si registrano riduzioni superiori al 30%, ad esempio -48% nel gruppo Tambò-Stella e -39% nel settore Livigno-Piazzi.”

         Il Gruppo Nestlé-Sanpellegrino è da sempre impegnato nella valorizzazione dell’acqua, bene primario per il Pianeta, e lavora con responsabilità e passione per garantire a questa risorsa un futuro di qualità. E’ loro il progetto della copertura di parte del ghiacciaio Dosdé con una grande telo riflettente che ha conservato il ghiacciaio e la neve dallo scioglimento estivo.

Il Galileo