L’ospedale delle foche

A Pieterburen, in Olanda, si curano questi mammiferi marini avvelenati

dalle acque inquinate dell’Atlantico

 

        

Testo e foto di Pia Bassi

 

 

 Il canale che porta alle isole Frisone a Noordpolderzijl

 

 

Un corso d’acqua fluviale rimane cristallino solo per qualche chilometro dalla sua sorgente poi, man mano che scende a valle per sfociare nel mare, diventa torbido, grigio, marrone, giallo, schiumoso, maleodorante, perché l’uomo lo ha eletto collettore di tutti i rifiuti, liquidi e non che produce nel corso delle sue attività biologiche ed industriali. Ciò avviene in tutto il mondo. Forse non è ancora ben chiaro al umanità che l’acqua deve servire innanzitutto per dissetare vegetali, animali e umani. Così i veleni che buttiamo in acqua per portarli lontani da noi, entrano nella catena alimentare e  ce li ritroviamo nel corpo, nostro e di tutti gli esseri viventi, con la conseguenza di malattie perniciose e mortali che si diffondono  in tutto il pianeta, passando dall’uomo agli animali e viceversa (per esempio le foche artiche infettate dal morbillo e gli uccelli che ci trasmettono la Sars).

     L'ingresso dell'ospedale delle foche a Pieterburen

         Recentemente sono stata ospite dell’Ente del Turismo Olandese per visitare la Frisia, una regione verdeazzurra per  i suoi paesaggi  infiniti di campi attraversati da canali che drenano le acque di queste terre basse e disseminate da laghi scuri, non profondi , che d’inverno erano soliti ghiacciare. I laghi e i canali sono neri perché il fondale è fatto di torba, infatti una delle attività principali nei secoli passati e fino agli anni ’50 era l’estrazione della torba, parente povero del carbone. Queste terre pianeggianti sono difese dall’Oceano Atlantico da possenti dighe coperte da tappeti erbosi per il pascolo di pecore e mucche pezzate, le frisone, e più in là, le coste sono protette da una corona di isole, le Frisone, le cui coste sabbiose sono il regno di uccelli e foche.

         Ed è proprio su questi litorali sabbiosi e fra queste dune, lambite dalle acque del mare di Wadden, che spesso si trovano foche in fin di vita, ammalate, o cuccioli magri (pesano 15 Kg. E ne dovrebbero pesare 35) la cui debolezza non  permette loro di fronteggiare le onde del mare, allontanandoli così dalle madre. Vanno alla deriva e il loro pianto disperato non può essere sentito dalla madre, ma è sentito da chi va sulla costa a  passeggiare. Ci sono cartelli messi dai volontari dell’ospedale delle foche SRRC – Seal Rehabilitation and Research Center - che consiglia come trattare l’animale ammalato o ferito da eliche o impossibilitato a muoversi per le reti da pesca che gli fasciano il corpo. Il numero di telefono del pronto soccorso 0595-526526, assicura un recupero e un’assistenza immediata.

         Queste foche sono soprattutto avvelenate, come sono gran parte degli esseri viventi che abitano ambienti inquinati. E’ come se noi umani vivessimo costantemente sopra le ciminiere senza filtri o filtri carenti di acciaierie o raffinerie. L’inquinamento pervade i nostri mari e le nefaste conseguenze sono evidenti ovunque, da anni scrivo di ospedali per le tartarughe sull’isola di Zacinto, Grecia; ospedale delle foche ad Alonissos, Grecia, delle cicogne a Sharm el Scheik  in Egitto, ed altri ancora. L’industria e l’agricoltura continuano a inquinare, coscientemente, per risparmiare sulle tecnologie antinquinamento che ovviamente costano ed avere alti profitti.

     Piscina con le foche in via di guarigione

         Nell’entroterra, a Pieterburen, dal 1971 è stato creato l’ospedale delle foche SRRC, www.zeehondencreche.nl, che è anche centro di ricerca di livello internazionale. Qui vengono curate, guarite e rilasciate in gruppo le foche. Una comoda strada porta all’ospedale, ma chi volesse arrivarci con una passeggiata romantica attraverso un bosco frondoso lambito dai canali, può approfittare anche di pranzare su un barcone antico di legno ormeggiato poco distante. Dai prati verdi si erge una montagna colorata, il corpo dell’ospedale e piscine sono basse. Questa montagna colorata è fatta di reti da pesca tolte dal 1971 dal corpo delle foche. Allucinante!

         Il direttore del Centro Visitatori, Marcel Sigers, è sempre sorridente e sfoggia una maglietta con la scritta “It’s a beautifull day!” , sa tutto sulle foche e inizia un lungo racconto:

IL SALVATAGGIO: trovare una foca ammalata dà il via a una catena di solidarietà: arriva al Centro in un mastello coperta da un apposito telo che la mantiene umida. I cartelli sulla spiaggia raccomandano di non toccare o muovere la foca. Tenere i bambini a distanza e non disturbarla. Restare in attesa dell’intervento dei volontari che attuano il recupero. Quando arriva al Centro viene subito visitata, prescritte le medicine e stilata una scheda dell’alimentazione. Le ferite vengono disinfettate con spray, per  le infezioni agli occhi vengono usati appositi antibiotici, curate dai parassiti vermi polmonari Lungworms, come quelli responsabili della filaria in cani e gatti. Le medicine sono somministrate con un frullato di pesce immesso direttamente nell’esofago con una sonda oppure la medicina è nascosta in un pesce che viene inserito in bocca. Qualche volta occorrono iniezioni. Vengono messe in quarantena prima di essere immesse nelle piscine con le altre foche già guarite. Riconquistano la salute quando sotto il loro mantello hanno 4-5 cm di grasso, una riserva importante prima di affrontare il rilascio con altre compagne nel mare di Wadden.

         L’equipe dei veterinari è molto esperta nel diagnosticare le malattie che sono  numerose e le stesse che colpiscono gli umani: infezioni virali, diarrea, ascessi, tenia, infiammazione alle articolazioni, alle orecchie, agli occhi, tumori, piaghe, infiammazione ombelicale, polmonite, ossa rotte, vermi polmonari, vermi cardiaci, meningiti, peritoniti, infiammazioni alla bocca. Per la diagnosi si procede con una pesata, rilevare la temperatura, auscultazione  con stetoscopio, esami del sangue, raggi X, tamponi.

         Per fare funzionare alla perfezione il Centro – certificato ISO 9001-2000 - significa una conduzione manageriale trasparente e avvalersi di team di scienziati e specialisti che dedicano il loro tempo libero alle foche, gratuitamente, attraverso il  VeSac, Comitato scientifico veterinario. Visitando l’ospedale si nota una grande pulizia: ambiente e personale della zona quarantena assomigliano a una sala operatoria.

         Perché si curano le foche? Perché le loro malattie sono anche lo nostre e se le facciamo vivere in un ambiente malsano (il Baltico è un mare fortemente inquinato) soccombono. La loro acqua dovrebbe essere pulita, limpida, il pesce di cui si nutrono, sano, e il mare tranquillo, non attraversato in continuazione da enormi imbarcazioni, navi container e petroliere.

         E’ stato svolto un dottorato di ricerca sotto la supervisione del Prof. Dr. A. Osterhaus. Due ricercatori hanno studiato due gruppi di foche in parallelo. Il primo gruppo è stato alimentato con le aringhe del Baltico, acque inquinate, il secondo con le aringhe dell’Oceano Atlantico, acque più pulite. Questo esperimento ha messo in evidenza che l’inquinamento colpisce il sistema immunitario delle foche. Non va dimenticato che negli anni passati ci sono state morie di foche causate dall’uomo. Ecco  cosa successe: nel 1988 sulle coste del Nord Europa andarono a morire centinaia di foche. Si studiarono le cause e si scoprì che nel 1987 russi e giapponesi svuotarono il mar Baltico di una piccola aringa “Capelin”, alimento principale della foca comune o foca della Groenlandia che vive nelle acque nordiche. Queste, non trovando più cibo, si spinsero a sud , nel mare di Wadden venendo in contatto a Anholt, Danimarca, con le foche locali, foca Caspica, del mar Caspio. La foca della Groenlandia aveva in corpo un virus  che trasmise alla foca Caspica. Questa non essendo resistente a questo nuovo virus, ne fu infettata e morì. Ne sopravvissero pochissime, solo quelle curate e vaccinate  nel 1988 presso il Centro di Pieterburen. Si dimostrò così che il sistema immunitario delle foche è molto sensibile all’inquinamento ed è così indebolito che non riesce a combattere l’attacco di nuove malattie virali.

 

 

 

         Nel 2002 il virus colpì di nuovo le foche del Caspio, che vivono nel mare di Wadden . L’infezione iniziò ancora a Anholt, Danimarca. Dozzine di volontari di Pieterburen accorsero in aiuto ai danesi e raccolsero sulle coste 2300 foche morte. Metà furono incenerite e l’altra metà fu messa nei congelatori per studiarle con le autopsie. La grande operazione scientifico autoptico-veterinaria fu fatta a Groningen, il capoluogo della Frisia, da decine di scienziati e tecnici giunti da tutto il mondo.

         Il problema è che il mare di Wadden sta diventando troppo trafficato e sporco e quindi questi mammiferi marini non possono nascere e crescere in salute in un luogo con acque pulite, con buon cibo e tranquillità. Troppa gente cammina sui litorali sabbiosi dove allattano e crescono i loro piccoli. In queste acque fino al 1930 facevano le loro evoluzioni le focene e il delfino dal naso a bottiglia. Ora gli esemplari sono rarissimi. Gli olandesi non vogliono che la foca del Caspio faccia la stessa fine, sparendo per sempre dal Mare di Wadden. Non dimentichiamo che anche le foche erano presenti nei mari italiani, della foca monaca  è rimasta solo la toponomastica in qualche grotta marina della Sardegna. Gli ultimi esemplari sono stati uccisi negli anni Cinquanta.

         Il Centro SRRC di Pieterburen dal 1987 sta collaborando con il Centro di Alonissos, isola delle Sporadi, Grecia, dove sono stati curati molti esemplari giovani e rilasciati con successo, l’ultimo nel 2004. In tutto il mondo esistono solo 500 individui che potranno sopravvivere e proliferare solo se si avrà cura di essi, in tutto il mondo.

ADOZIONI: il Centro è aperto ogni giorno dalle 10 alle 17, l’ora del pranzo e della cena per le foche è dalle 11 alle 12 e dalle 15 alle 16. Il personale è ben felice di darvi tutte le informazioni sulle ospiti in via di guarigione. Inoltre nel teatro sala proiezioni si proiettano filmati sulla vasta rete di monitoraggio di questi simpatici mammiferi, ogni anno se ne curano circa 3000. Nella struttura c’è una sala per i bambini che, giocando, imparano tutto sulle foche.

Mantenere il Centro costa 2,5 milioni di euro l’anno.   Sono graditi i donatori sostenitori, basta 25 euro l’anno, in cambio potete visitare il centro gratis per tutto l’anno. Siate generosi, perché le foche mangiano dai 3 ai 5 Kg. di pesce al giorno e solitamente ne stazionano una quarantina.

 

 

INDIRIZZO: SEAL REHABILITATION AND RESEARCH CENTRE LENIE  ‘tHART – Hoofdstraat 94a – 9968 AG PIETERBUREN , HOLLAND . Tel 0031 (0) 595526526 , info @zeehondencreche.nl

 

SCHEDA FAMIGLIA DELLE FOCHE

Mammiferi predatori marini è vasta e così suddivisa:

10 tipi di foche – 19 sottospecie

9   di foca monaca

7  di foche da pelliccia – 11 sottospecie

5  di leoni marini – 7 sottospecie

1 tipo di tricheco – 3 sottospecie

Vivono in tutto il globo terrestre, sul pack ghiacciato del Polo nord, sulle coste meridionali dell’Antartide e nelle acque tropicali vicino all’equatore.

 

SCHEDA FRISIA, Una delle 12 regioni dell’Olanda

Una passeggiata straordinaria ed emozionante nel fango partendo da Noordpolderzijl,  ‘t Zielhoes.

Dopo la visita di deliziose città e cittadine, quali Groningen, il capoluogo con aeroporto, Anjum, Sloten, Dokkum, attraversate da canali e gente che sfreccia su fantastiche biciclette, consiglio un luogo magico per una passeggiata faticosa ma funzionale sulle coste fangose, fra la terra e il mare  di Wadden, dal 2010 dichiarato Patrimonio dell’umanità dall’Unesco, in una riserva naturale a Stichting Wadloopencentrum  Pieterburen. La passeggiata nel fango, con guida esperta e ottimo paio di stivali, è il modo migliore per esplorare le aree delle basse maree, le paludi e conoscere le diversità biologiche e animali che vivono su banchi di sabbia e canali, un mondo cangiante quello delle basse maree, in perenne movimento. Erbe salate, pesci, alcioni, sterne, oche selvatiche e foche sulle isole che si raggiungono con la bassa marea. Il ritorno sulla terraferma per via dell’alta marea che incombe, solitamente si fa in barca dove si può fare il pranzo.

Le camminate si fanno in gruppo, ce ne sono di tre e cinque ore, con partenza all’alba. Per informazioni e orari delle partenze: Dijkstra’s Wadloopttochten – www.wadloop-dijkstra.nl, Wadloopcentrum Fryslan  - www.wadlopen.net.

Per ulteriore info: www.vivalafrisia.it  - www.frieslandtravel.com info@wadlopen.com - www.holland.com

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