La crisi dell’associazionismo

all’origine della crisi della società?

 

di Magali Prunai

 

L'associazione per eccellenza: L'Umanitaria

 

I giovani di oggi, ma non solo, sono da sempre interessati al mondo dell’associazionismo: partiti politici, associazioni universitarie, associazioni di volontariato. Tutti, o quasi, almeno una volta sono stati iscritti a qualcosa, e la maggior parte di loro ha sperato, auspicato in un risvolto positivo nella propria futura carriera lavorativa: ed è così che il dramma si compie.

Il giovane frequentatore di associazioni varie lo si può distinguere in due categorie: l’utopista e l’arrivista.

 

L’UTOPISTA: è il giovane che crede ciecamente negli ideali e nei principi ispiratori di quel movimento, associazione, partito. Vi lavora per il gusto di essere utile, perché sogna di cambiare il mondo e in cambio vuole solo vedere che il proprio lavoro dia frutti, che le sue idee vengano sfruttate per il bene comune, che la sua opera serva per realizzare un progetto in cui lui crede. Normalmente è il socio più osteggiato, visto come un possibile rivale dall’altra categoria di “adepti”, e che spesso dopo un periodo più o meno lungo di militanza decide di lasciar perdere completamente demotivato e disilluso.

L’ARRIVISTA: è quello che si iscrive a un qualsiasi movimento politico o associazione, indipendentemente dalle sue ideologie o credo, lui si trova dove c’è un posto libero che gli permetta di lavorare portando avanti la bandiera di uno piuttosto che di un altro. Il suo impegno è esclusivamente motivato da un tornaconto personale. Non è veramente interessato a che il suo lavoro sia di utilità a qualcuno, basta che lo sia per sé stesso.

 

Questa breve distinzione, forse un po’ esagerata e comica, rappresenta in larga misura il mondo dell’impegno civile in Italia. Chi vuole impegnarsi nel realizzare qualcosa di concreto è, spesso, contrastato da chi, invece, ha solo mire lavorative e vede in pericolo i suoi propositi di grandezza.

Ed è così che nascono litigi, lotte interne, vendette personali e invidie.

Ed è così che assistiamo allo sgretolamento di valori di base quali il rispetto e l’amore per quella che i romani chiamavano la “res publica”, progressivamente soppiantati da nuovi valori quali l’egoismo e l’amore per nuovi dei, come il denaro e il desiderio di potere per fare ciò che si vuole.

Ed è così che molti si avvicinano ad associazioni politiche con l’unico scopo di finire presto sui giornali per qualche eclatante loro intervento a dibattiti o iniziative pubbliche per poi avere presto candidature e portare a casa stipendi da capogiro.

Ma il problema non riguarda solo i partiti e le giovanili di partito, ma anche, ad esempio, associazioni studentesche dove spesso assistiamo a scene dove tutti vogliono comandare e nessuno eseguire gli ordini. Dove alcuni, convinti di poter sfruttare per proprie carriere lavorative la loro qualifica di “dirigente” dell’associazione, lavorano in maniera subdola finché la fiducia nel povero utopista non viene minata e questo, per il bene dell’associazione stessa, preferisce abbandonare anni di duro lavoro.

Partiti politici, associazioni di volontariato, associazioni studentesche politicamente schierate e non, assistono tutti egualmente allo stesso problema che, in sostanza, si rispecchia sulla vita effettiva del sistema Stato.

Di chi è la colpa di tutto ciò, se di colpa si può parlare? Probabilmente del modello di società che ormai si è andato delineando, basato sulla falsità, sull’apparenza e non sulla sostanza, sul modello educativo impartito dalla famiglia, dalla scuola. Insomma, è più facile distrarsi parlando del vincitore dell’ultimo reality o del gossip del giorno che sedersi in poltrona a leggere un libro. Quindi perché mai interessarsi a qualcosa che vada oltre la propria persona? L’utopista spera sempre che un giorno il mondo cambi, è convinto che presto tutti divengano come lui. Ma l’arrivista è sempre là, nell’ombra a ghignare e a lavorargli contro.

Finché non nasce una terza categoria, l’utopista muto che, senza rinunciare ai suoi ideali e valori, si sveglia dal suo torpore adolescenziale di salvatore del mondo, sfrutta i meccanismi del sistema per tornaconto personale e arrivare dove l’arrivista sogna di essere.

L’arrivista ha fatto tanto per raggiungere un ruolo di apparente potere nella società, ma un bel giorno si sveglia e chi aveva combattuto perché suo pericolosissimo rivale è ora al di sopra.

 

Il Galileo