Tania la Guerrigliera

Un film mai girato da Carlo Lizzani

 

La scomparsa del regista di “Aktung Banditi”,  del “Processo di Verona”, di “Cronaca di poveri amanti” e di tanti altri film impegnati ha spinto il nostro colaboratore Adolfo Scalpelli a raccontare un episodio sconosciuto dell’attività del grande cineasta

 

 

di Adolfo Scalpelli

 

 

 

Si chiamava Haydée Tamara Bunke Bider (foto sotto). La storia la ricorda come “Tania la Guerrigliera”. Una vita passata e immolata per la rivoluzione in America Latina. Forse ebbe un profondo legame sentimentale con Che Guevara. Morì prima di lui, in Bolivia a Puerto Mauricio, sul Rio Grande, il 31 agosto 1967, per l’imboscata di un traditore, la storia ne ricorda il nome,  Honorato Rojas. Il Che, che stava tentando di organizzare una sollevazione popolare in Bolivia, le sopravvisse di qualche mese: nell’ottobre venne arrestato da forze soverchianti boliviane , con lo zampino della Cia, torturato e ucciso.

   La vita di Tania la Guerrigliera è il film mai girato da Carlo Lizzani. Fece un viaggio a Berlino con un collaboratore che parlava spagnolo, in un freddo mese a cavallo tra 1968 e ’69 per parlare con la madre di Tamara, per sondare la disponibilità a raccontare le vicende politiche e sentimentali, anche, di una ragazza vissuta soltanto trent’anni, ma così intensamente e con un carico di esperienze raccolte e accumulate in un continente allora in piena effervescenza dopo la rivoluzione cubana di cui il Che era un rappresentante così singolare e originale.

    In quegli anni ero a Berlino come corrispondente dell’Unità e così venni coinvolto negli incontri, in quei sondaggi preliminari al  progetto di raccontare la vita e la storia di “Tania”. Le prime ore berlinesi di Lizzani vennero tuttavia trascorse in una sala di proiezione per mostrare a Helene Weigel, vedova di Bertolt Brecht e che di Brecht aveva preso il posto alla direzione del prestigioso Berliner Ensemble, e a sua figlia il film “Il processo di Verona”, quella tragica faida che ai tempi della Repubblica sociale italiana si era consumata penetrando persino nella famiglia Mussolini. Sarebbe piaciuto a Lizzani che la cinematografia della DDR, la Repubblica democratica tedesca, avesse doppiato il suo film. Non mi pare che le spettatrici tedesche abbiano allora capito il significato della storia e correttamente interpretato il ruolo dei protagonisti se una di esse se ne uscì con l’osservazione che Edda, figlia di Mussolini e  moglie di Galeazzo Ciano, non sorrideva mai per tutto il film. Lizzani rispose che non poteva certo far suscitare simpatie per una donna che aveva vissuto quei ruoli nella vita. Il film, comunque, non venne doppiato. Era difficile, in un contesto dogmatico e isolato come quello dei vertici della RDT, comprendere un film che in un certo senso esplorava le vicende dall’interno del mondo fascista.

La locandina del film di Lizzani "Achtung Banditi"

    Gli incontri con la mamma di Tamara, entrambi i genitori erano tedeschi, militanti comunisti costretti ad emigrare e ad esiliarsi in Argentina dove nascerà nel novembre del 1937 l’eroina e che dopo la guerra avevano scelto di tornare e di stabilirsi nella Germania dell’Est, furono difficili,  imbarazzanti, evasivi. Alla domanda se avrebbe potuto raccontare la storia di “Tania” che lei conosceva la donna rispondeva che bisognava chiedere al Partito comunista cubano e alla domanda sulla vita, il lavoro e gli studi di sua figlia nella RDT, la risposta era che bisognava chiedere alla SED, cioè al Partito Socialista Unificato che governava la Germania orientale. Il collaboratore del regista provò ad intenerire la conversazione sfoderando il suo spagnolo, ma non fece breccia. (A sinistra, il francobollo commemorativo di Tania emesso dalle Poste di Cuba)

     Noi ci guardavamo attorno in questa stanza soggiorno arredata secondo lo stile standard e la vedevamo piena di fotografie di “Tania” a tutte le età, in tutte le pose e certo Lizzani comprese che a percorrere le strade che la mamma di Tamara indicava, il film non si sarebbe fatto mai. E infatti non si fece. L’amore per le cronache e i personaggi dei film di Lizzani avrebbe certo consegnato alla storia del cinema la figura di un’eroina che ha portato alle estreme conseguenze, insieme alla lotta per la libertà, la battaglia dell’emancipazione femminile.

 

Il Galileo