Per evitare nuovi casi Stamina

più informazione sugli studi clinici

Il progetto ECRAN della Comunità Europea

 

 

di Giuditta Bricchi

 

 

La vicenda Stamina, che interessa la cronaca sanitaria e giudiziaria da oltre tre  anni, mette in evidenza  la necessità di avere  un’opinione pubblica più  informata sulle procedure indispensabili  per l’utilizzo di nuove terapie mediche. Luca Pani, direttore generale dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), dopo l’analisi delle cartelle cliniche dei pazienti curati negli Spedali Civili di Brescia, ha definito il metodo Stamina un pericolosissimo esperimento che rappresenta un passo indietro di un paio di secoli nella storia della medicina. Durante l’audizione nella commissione Igiene e Sanità del Senato, incaricata dell’indagine conoscitiva sul metodo messo a punto da Davide Vannoni,  Pani  ha dichiarato  che  il metodo rappresenta una «regressione dei livelli della medicina che fa inorridire. Pensare che tali cose accadano in Italia deve essere motivo di riflessione, poiché cose simili accadono  in Uganda, Messico o Thailandia, dove non ci sono regole». 

 

Le “cure miracolose”

L’Agenzia Italiana del Farmaco  rende disponibile un vademecum che affronta il tema delle cosiddette “cure miracolose”, ovvero di quei rimedi, al di fuori dei canali della scienza medica, a cui vengono attribuite virtù eccezionali senza che vi sia alcuna evidenza scientifica a supporto. “Il ricorso a terapie non sperimentate” afferma Luca Pani “conta numerosi precedenti nella storia; basti pensare al siero di Bonifacio, all’olio di serpente, o simili, anche molto attuali. La naturale propensione dell’uomo a voler credere che esista sempre una panacea per qualsiasi tipo di patologia è stata ulteriormente amplificata da quella straordinaria cassa di risonanza che è Internet. Per un’agenzia regolatoria come l’AIFA è importante far capire ai cittadini la differenza tra il mondo della ricerca, che lavora seriamente e con passione per offrire trattamenti realmente efficaci e sicuri, e i venditori di speranze, i ‘pifferai magici’, che speculano sulla sofferenza della gente”.  (Nella vignetta di destra, un'efficace rappresentazione degli utenti delle cure mioracolose: pesciolini presi all'amo!)

Non ho nulla da perdere a provarlo

“Non ho nulla da perdere a provarlo” è la versione italiana ufficiale del vademecum realizzato dall’ Associazione no-profit inglese  Sense About Science. Tradotto e adattato dall’AIFA è scaricabile dal sito  (http://www.agenziafarmaco.gov.it). Esso mette a disposizione dei pazienti, in particolare quelli affetti da gravi patologie, gli strumenti che permettano loro di riconoscere i trattamenti basati sulle prove scientifiche da quelli privi di presupposti rigorosi. La guida fornisce indicazioni concrete su come accostarsi all’ enorme mole di notizie di medicina che circolano quotidianamente sui media, per permettere ai lettori di dare il giusto peso alle affermazioni riportate dagli organi di informazione in merito a terapie, nuove scoperte e così via. Il libretto  offre consigli su come valutare i costi finanziari e soprattutto emotivi che molte di queste terapie “alternative” spesso comportano, e su come prendere una decisione in merito, mantenendo spirito critico ed equilibrio, resistendo alle pressioni che arrivano anche dal proprio nucleo familiare e dagli amici. Il vademecum illustra nel dettaglio e in modo semplificato il funzionamento delle sperimentazioni cliniche, del processo di sviluppo dei farmaci e del monitoraggio dei medicinali che segue la loro immissione in commercio. Viene offerto al paziente un ampio ventaglio di fonti autorevoli e testi divulgativi per avvicinarlo ai temi medico-scientifici, fornendogli la possibilità di conoscere le esperienze analoghe maturate da altre persone che si sono trovate nella stessa situazione.

 

Il progetto ECRAN

La Commissione Europea ha recepito la necessità di evitare che ci si approfitti, con false illusioni e cure improprie,  della confusione e del dolore delle famiglie di malati gravi. Nel 2012 è stato finanziato il progetto ECRAN (European Research Communication Needs Awareness) per migliorare la conoscenza dei cittadini europei sulla ricerca clinica e per favorire la loro partecipazione negli studi clinici indipendenti e multinazionali.  Si vuole cioè fornire ai cittadini e ai  pazienti informazioni semplici ed indipendenti sulle procedure scientifiche degli studi clinici a livello europeo. ll progetto ECRAN rende la ricerca medica facile da capire e  spiega tutto quello che si deve sapere per prendere parte all’importante processo degli studi clinici.

 

I partecipanti

Al progetto,  coordinato dall’ Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri (IRFMN), Italia,  partecipano importanti istitituti europei: Institute National de la Santé et de la Recherche Médicale (INSERM), Francia, University Medical Center Freiburg Universitätsklinikum ( UKL-FR), Germania, Rigshospitalet, Copenhagen University Hospital Copenhagen Trial Unit ( RegH),  Danimarca, KKS-Network (Network of the Coordinating Centres for Clinical Trials), University Hospital of Cologne,Germania, Editorial and publishing company, ZADIG,Italia , Cochrane Consumer Network (CCNET), Gran Bretagna, Oxford University Hospitals ( OxUnivHosp),Gran Bretagna,  European AIDS Treatment Group (EATG), Belgio.

 

In tutte le lingue

Il progetto ha sviluppato un sito web in sei lingue  (inglese, francese, tedesco, spagnolo, italiano e polacco) con alcune parti tradotte in 23 lingue (www.ecranproject.eu). Presto i diversi contenuti saranno tradotti  in tutte le lingue parlate nell’Unione Europea, per assicurare una comprensione di base a tutti i cittadini europei. Il sito  fornisce  spiegazioni chiare e attendibili su concetti di base e avanzati,  informazioni pratiche, contenuti formativi come guide, tutorial, film e persino giochi, per  ben informare chi intende conoscere  e partecipare a uno studio clinico. I materiali e gli strumenti comunicativi sono semplici e intuitivi. Un gradevolissimo  film animato (7 minuti di durata), disponibile in 23 lingue,  spiega come procedono le sperimentazioni cliniche.

Tutti  i materiali e gli strumenti sono sviluppati senza copyright e sono liberamente e gratuitamente disponibili sul sito del progetto.

 

Naviga con James Lind

Per capire come funzionano  gli studi clinici  si può incominciare a guardare questo filmato. ll video  ricorda la storia di James Lind, (a destra, in una vecchia stampa) chirurgo navale scozzese, che nel 1747  era a bordo di una nave della Royal Navy con molti marinai malati di scorbuto. Molte erano allora le idee contrastanti e le domande senza risposta relative alla cura dello scorbuto, malattia a quel tempo mortale. Lind decise di  sottoporre i suoi pazienti a sei diversi possibili rimedi. Le arance e i limoni, rispetto agli  altri rimedi, risultarono di gran lunga la cura migliore. Inconsapevolmente Lind, per cercare la terapia migliore, mise in pratica un vero e proprio  studio clinico. Il suo operato  salvò non solo la vita dei marinai della sua nave, ma servì a gettare le basi per gli studi clinici moderni (trial clinici randomizzati).

 

Alla scoperta degli studi clinici

Prendere decisioni fa parte della nostra vita quotidiana. Spesso ci troviamo  a dover decidere quale sia la cosa migliore da fare. Magari quale sia il lavoro più adatto per noi, quale  la scuola migliore per i nostri figli,  quale la casa più conveniente e così via. Ogni volta che ci poniamo queste domande, cerchiamo delle indicazioni che ci indirizzino nella direzione giusta per trovare la risposta che ci serve.  La situazione è molto simile anche quando parliamo di salute e di gestione  delle diverse malattie.  Per la stessa malattia ci  potrebbero essere disponibili diversi trattamenti; alcuni nuovi, altri magari in uso da diversi anni. Uno di questi potrebbe essere migliore di tutti gli altri. Ma quale? Abbiamo bisogno di indicazioni che ci aiutino a decidere e proprio questo è il ruolo giocato dalle prove fornite dagli studi clinici. Queste prove sono cruciali. Prima che il medico curante possa suggerire una terapia, infatti, ogni trattamento deve essere messo alla prova per dimostrarne benefici e possibili rischi, generalmente con uno studio clinico randomizzato.

 

La ricerca medica diventa facile

La ricerca medica usa termini che a prima vista possono sembrare ostici (randomizzazione, placebo, studi in cieco e così via).  Capire però in che modo  i nuovi trattamenti vengano  sviluppati e messi alla prova è più semplice di quanto non si immagini. Quando siamo malati vorremmo tutti ricevere la migliore cura possibile. Ma come si fa a sapere quando un trattamento funziona davvero? Gli studi clinici randomizzati sono il modo migliore per verificare l’efficacia di un trattamento, confrontandolo con  un altro trattamento o con il placebo (sostanza che viene somministrata al paziente come  farmaco, ma che in realtà è priva di principi attivi). La  procedura  per mettere alla prova un nuovo trattamento  si articola   schematicamente in cinque tappe:

1.      Prendere un gruppo di persone malate.

2.      Dividere  il gruppo in due parti uguali e somministrare il nuovo trattamento alla prima metà.

3.      Dare all’altra metà il trattamento standard (o  un placebo, se nessun trattamento standard è disponibile).

4.      Decidere  a caso quale gruppo riceverà il nuovo trattamento e quale quello standard o il placebo ( questa è la randomizzazione)

5.      Confrontare il numero di persone che sono migliorate e che hanno avuto effetti collaterali nei due gruppi per verificare quale trattamento sia il migliore.

 

Tutte le informazioni

In rete esistono già numerose fonti sulla ricerca medica utili per approfondire la conoscenza dei trial clinici. ECRAN le ha raccolte tutte insieme  per argomento, in modo da semplificare e velocizzare la selezione. Si può impostare la ricerca sulle fonti in diverse lingue, cercando per argomento, autore, tipo di mezzo di comunicazione e così via. Attraverso diversi link si trovano, tradotte in diverse lingue, anche le iniziative più influenti e autorevoli per promuovere e sostenere la conoscenza e la consapevolezza sulla ricerca clinica tra pazienti, cittadini e professionisti. Ad esempio: All trial campaign, Testing Treatments, The James Lind Library, Cochrane Consumer Network, European Clinical Research Infrastructures Network (ECRIN), Partecipasalute.

 

Glossario

 Anche se a volte la ricerca medica ha bisogno di usare il proprio linguaggio, questi termini e concetti non hanno nulla di misterioso e possono essere spiegati in maniera semplice anche ai non addetti ai lavori. Numerosi glossari in diverse lingue sono già disponibili online. ECRAN ha selezionato i migliori, consentendone al lettore un accesso diretto. In lingua italiana vi sono per esempio quelli messi in linea dall’Agenzia Italiana del Farmaco, da Partecipasalute, da EuroStem Cell, dall’Associazione Italiana Malati di Cancro.

 

Come si fa a sapere se una cura funziona

 “Come si fa a sapere se una cura funziona”  è un libro scritto per il pubblico che risponde a questa e a molte altre domande. Il libro ha riscosso un clamoroso successo ed è stato tradotto in molte lingue. Prodotto dalla James Lind Initiative, partner di ECRAN , e finanziato dall’English National Institute for Health Research,  può essere scaricato gratuitamente dalla sezione “Testing Treatments”  del sito nella lingua desiderata. Vi sono anche altri materiali (audio, video, vignette e così via) per accrescere le conoscenze per una valutazione equilibrata e corretta dei trattamenti.

 

Studi indipendenti e multinazionali

 

Gli studi indipendenti intendono rispondere a domande su prevenzione e terapia, in modo da assicurare a tutti un’assistenza medica più efficiente. Per questo motivo la Commissione Europea ha deciso di investire fondi per supportare sempre più la ricerca indipendente. Il progetto ECRAN fa parte di questo sforzo. Attualmente la maggior parte degli studi clinici è sponsorizzata dall’industria farmaceutica, in genere per introdurre un nuovo farmaco sul mercato. Il fine principale di questi studi, quindi, è dimostrare l’efficacia e la sicurezza del nuovo prodotto. Al contrario, gli studi indipendenti non hanno interessi commerciali e di solito sono lo strumento ideale per identificare il miglior trattamento disponibile, i possibili effetti negativi a lungo termine e l’impatto reale sui pazienti nella vita di tutti i giorni. Gli studi clinici indipendenti sono finanziati da enti, istituzioni e centri di ricerca pubblici o da associazioni di pazienti  e hanno come priorità quella di rispondere a questioni rilevanti per i pazienti, per esempio identificare il miglior trattamento disponibile, i possibili effetti negativi a lungo termine e l’impatto reale sui malati nella vita di tutti i giorni.

Espandere la conoscenza

 Gli studi indipendenti puntano a espandere la conoscenza in campo medico a beneficio dei pazienti, piuttosto che soddisfare gli enti regolatori dei farmaci in merito alla sicurezza di un prodotto da immettere sul mercato. Gli studi indipendenti vengono spesso condotti contemporaneamente da diversi centri di ricerca e anche in paesi diversi – vale a dire a livello multinazionale – con l’obiettivo di studiare i trattamenti su diversi tipi di gruppi di pazienti e di popolazioni. I risultati più utili e attendibili, infatti, provengono da studi che coinvolgono un’ampia varietà di persone (comprese quelle considerate più fragili, come anziani, bambini e donne) per assicurare che i risultati possano essere applicati anche a queste categorie di pazienti.

 

Partecipare a uno studio clinico

Partecipare a uno studio clinico può offrire la possibilità di accedere a trattamenti più efficaci, ma può anche esporre a rischi difficilmente prevedibili. Il numero di studi clinici condotti a livello mondiale è enorme (basta dare un’occhiata a un registro di studi clinici). Tuttavia, il modo in cui i trattamenti vengono studiati e il coinvolgimento dei pazienti può variare in maniera sostanziale. E' importante essere  consapevoli di queste differenze e capire come funziona la ricerca medica prima di decidere se partecipare a uno studio clinico. Uno studio clinico progettato in modo impreciso può portare a risultati inutili o, peggio ancora, a risultati che confondano ancora di più le idee. Prima di prendere parte a uno studio clinico, quindi, bisogna essere sicuri che si tratti di un buono studio, adatto alla propria  situazione e alle proprie  esigenze.

Il Galileo