Un alleato in più

contro il rischio cardiovascolare

La presentazione di un nuovo farmaco generico offre l'occasione per molte conferme

e qualche distinguo sugli effetti benefici degli omega-3

 

 

di Adriana Giannini

 

La popolazione italiana è indubbiamente tra le più longeve del mondo, ma ciò non toglie che circa 30 milioni di nostri concittadini conducano uno stile di vita che non garantisce il raggiungimento dell'obiettivo che tutti si augurano: una vita lunga, ma il più possibile in buona salute fisica e mentale. L'allarme viene dal recente congresso nazionale dell'ANMCO (l'associazione che riunisce i medici cardiologi ospedalieri) e riguarda principalmente il crescente numero di fattori di rischio cardiovascolare constatato nella popolazione maschile e femminile del nostro paese. Se non tutti questi fattori sono modificabili  – non si può certo intervenire su età, familiarità e genere – molti di essi, come gli elevati livelli di colesterolo e di trigliceridi, l'ipertensione, il sovrappeso, il diabete, la sindrome metabolica, sono il pericoloso risultato di uno scorretto stile di vita e di cattive abitudini alimentari. Eliminare il fumo, fare regolarmente esercizio fisico, limitare il consumo di alcool, dolci e salumi e aumentare il consumo di frutta, verdura e soprattutto di pesce sono tutti accorgimenti che negli individui sani possono garantire una valida prevenzione delle malattie cardiovascolari e non solo. In particolare, per quanto riguarda il pesce (meglio se pesce azzurro, salmone, merluzzo o trota), i dietologi consigliano di consumarlo almeno due volte alla settimana in quanto è proprio il pesce a contenere in maggiore quantità rispetto ad alcuni oli vegetali e frutta secca, comunque utili nella dieta, quegli acidi grassi polinsaturi, noti come PUFA o omega-3 e omega-6, che l'organismo umano non riesce a sintetizzare, ma che sono essenziali per mantenere in efficienza le membrane cellulari. I loro benefici effetti si manifestano infatti soprattutto nelle membrane dell'endotelio, il tessuto che  costituisce la parete interna dei vasi sanguigni, svolgendo così un'efficace azione preventiva nei confronti delle placche aterosclerotiche che potrebbero ostruirli causando infarto o ictus.

L'esercizio fisico, per esempio una passeggiata di buon passo in mezzo alla natura, è uno dei più semplici e sicuri mezzi per prevenire il rischio cardiovascolare

Ma se si soffre già di una patologia cardiovascolare, di una malattia coronarica, di uno scompenso cardiaco o si è già stati vittime di un infarto? In questi casi corretto stile di vita e dieta sono sempre da consigliare, ma non bastano in quanto per prevenire l'aggravamento o le ricadute  devono intervenire i farmaci. Tra questi, come hanno dimostrato due recenti studi  condotti dai cardiologi ospedalieri italiani in collaborazione con l'istituto Mario Negri, noti come GISSI Prevenzione e GISSI HF (da Hearth Failure, ossia  scompenso cardiaco), ha dato risultati positivi e convincenti l'assunzione costante degli acidi grassi omega-3  nella dose di un grammo al giorno (l'equivalente del consumo quotidiano alquanto improbabile e costoso di 400-500 grammi di pesce) convincendo la Società europea di cardiologia a includere questa categoria di farmaci nelle linee guida per lo scompenso cardiaco e la prevenzione cardiovascolare. Che l'azione protettiva dei PUFA sia valida e ben riconosciuta lo dimostra anche il fatto che l'AIFA (l'Agenzia italiana per il farmaco) abbia disposto – tenendo conto del positivo rapporto tra costo e beneficio – la loro somministrazione gratuita da parte del SSN in caso di ipertrigliceridemia familiare e iperlipemia familiare combinata (eccesso di colesterolo e trigliceridi), sindromi che aumentano il rischio cardiovascolare, e nella prevenzione secondaria entro un anno dall'infarto del miocardio.

Per assicurarsi un adeguato apporto di omega-3 gli individui sani dovrebbero consumare pesce – meglio se salmone, trota o pesce azzurro – almeno due volte alla settimana

Ma, dal momento che siamo in clima di ricerca oculata del risparmio della spesa pubblica, la spending review di cui tanto si parla, cade quanto mai opportuna la messa a punto da parte dei Laboratori farmaceutici IBSA di un nuovo farmaco equivalente registrato con il nome Olevia, il quale non solo ha un costo inferiore del 30 per cento rispetto ad analoghe specialità, ma garantisce una concentrazione di acidi grassi polinsaturi superiore all'85 per cento ed è prodotto utilizzando varietà di pesce azzurro non a rischio di estinzione e poco soggette all'accumulo di mercurio, un contaminante neurotossico e probabilmente coinvolto nel diabete piuttosto diffuso in molte specie di pesci, soprattutto in quelle come tonno e pesce spada che raggiungono grandi dimensioni.

Resta da chiedersi quali vantaggi abbia il farmaco equivalente rispetto ai vari integratori in vendita nelle parafarmacie e nei supermercati. A parte il fatto che tutti i farmaci per essere  approvati devono rispondere ai controlli sulla fabbricazione e sulla qualità della materia prima e che quelli che, come Olevia, entrano nella categoria dei bioequivalenti devono essere sottoposti ad accurati studi di farmacocinetica, nel caso degli  omega-3 il farmaco ne deve contenere una concentrazione superiore all'85 per cento, un requisito mai garantito dagli integratori che possono avere concentrazioni inferiori e variabili e che è invece indispensabile in quanto i buoni risultati evidenziati dagli studi clinici sono stati ottenuti solo con concentrazioni superiori all'85 per cento.

 

Il loro dei recenti studi condotti da cardiologi ospedalieri italiani che hanno confermato l'utilità dei farmaci a base di acidi grassi polinsaturi nel post-infarto e nell'insufficienza cardiaca

 

Il Galileo