I libri

 

Cronaca quotidiana dell'ultimo conflitto mondiale

Un singolare diario di guerra[*]

 

di Mario Talli

 

      La Grande Storia in questi ultimi anni sembra un po' in declino, almeno per quanto riguarda i ritmi di uscita degli studi che le sono dedicati e la produzione storicistica in generale.. Potrebbe essere un effetto della impetuosa accelerazione che la tecnologia informatica e la globalizzazione hanno imposto ad ogni aspetto della vita sociale. L'orologio che scandisce il tempo delle nostre giornate e delle nostre attività sembra che non tolleri la riflessione, preferendo di gran lunga l'atto immediato e repentino. Questo processo, a mio avviso negativo, ha probabilmente prodotto un altro effetto, questa volta positivo (evidentemente i proverbi resistono imperterriti a tutti i cambiamenti e dunque si può ancora dire che “tutti i mali non vengono per nuocere”) facendo sì che un numero sempre più grande di persone comuni siano indotte a trasformarsi in testimoni e a  raccontare la parte da esse avuta nell'ambito della vicenda collettiva: un'infinità di piccoli rivoli venuti a formare, accanto alla Grande Storia, una Piccola Storia certamente senza i necessari certificati di garanzia, ma non per questo priva di qualsiasi valore e di utili indicazioni per i propri concittadini e per gli studiosi.     

      Questa premessa un po' lunga per presentare un libro in qualche modo singolare: il diario di guerra di un uomo che la guerra non l'ha fatta. O, più precisamente, che ha fatto la guerra '15-'18, ma non quella di cui parla e cioè la guerra 1939-1945.

      Come prima cosa qualche doverosa notizia sull'autore, il cui nome è Giulio Supino. Egli nacque nel 1898 a Firenze da genitori di origine e di religione ebraica. Nel 1917, terminata la scuola ufficiali, prese parte alla prima guerra mondiale col grado di sottotenente di artiglieria. Durante la campagna conseguì due croci al merito. Nel 1921 si laureò in ingegneria civile e due anni dopo in matematica pura. Per alcuni anni fu assistente e nel '34 vinse il concorso per la cattedra di Costruzioni idrauliche presso l'Università di Bologna. Quattro anni dopo le leggi antisemite  del '38 lo estromisero dalla cattedra. Da quel momento in poi cominciò per lui l'odissea patita da tutti i cittadini di razza ebraica, molto parzialmente attenuata, grazie alle onorificenze ottenute in guerra, dalla cosiddetta “discriminazione”, provvedimento che lo esentò da un ristretto numero di norme persecutorie 

        In questa sua condizione di cittadino dimezzato, costantemente esposto come tutti i suoi correligionari, specialmente nel periodo della dominazione tedesca dell'Italia Centro-Settentrionale, alla cattura e alla deportazione, Giulio Supino, che nel frattempo si era sposato ed aveva avuto una figlia, ha vissuto gli anni del conflitto abitando alternativamente a Bologna e Firenze. E consegnando il racconto di questa sua esperienza ad una serie di taccuini che Michele Sarfatti, storico e saggista, autore di vari studi sulla persecuzione antisemita in Italia, ha riunito in un volume per la Aska Edizioni che ha per titolo “Diario della guerra che non ho combattuto” e per sottotitolo “Un italiano ebreo tra persecuzione e Resistenza”.

        Ed in effetti il Supino non si è limitato a vivere gli anni del secondo conflitto mondiale come soggetto  passivo. Nonostante i rischi accentuati dalla sua condizione di cittadino menomato di alcuni suoi diritti fondamentali, egli si impegnò nella clandestinità, insieme a personalità  antifasciste fiorentine e bolognesi, alla costituzione del futuro Partito d'Azione e alla preparazione della Resistenza. 

         Il diario parte dal luglio del 1939 e termina il mese di aprile del 1945, quando almeno in Italia la guerra è ormai finita. I primi riferimenti alla situazione politica  del momento - siamo nel 1939 - riguardano le rivendicazioni di Hitler verso la Polonia.Il 23 agosto arriva il patto russo-tedesco, preludio probabilmente allo sconfinamento il 1° settembre delle truppe tedesche oltre il confine polacco. E' l'inizio della seconda guerra mondiale. Mentre Inghilterra e Francia si schierano a fianco della Polonia, l'Italia fascista per ora tergiversa e dichiara la propria neutralità. Naturalmente nessuno è tranquillo e  tra gli antifascisti prevale l'opinione che prima o poi anche Mussolini  romperà gli indugi e scenderà in guerra, ovviamente dalla parte della Germania, dando così concretezza ai ripetuti incontri amichevoli e ai patti stipulati tempo prima tra le due nazioni. . Supino in quel frangente è invece più cauto perché giudica tuttora valido il ragionamento fatto in vista della guerra '15-'18  “e cioè una Germania padrona dell'Europa vuol dire una Germania padrona anche nostra e non vedo come in questo possa risiedere il nostro interesse.”  Un ragionamento che, come si usa dire, non faceva una grinza, ma che purtroppo come si sa si rivela fallace: dopo alcuni mesi anche l'Italia è in guerra. Di quel periodo di trepida attesa il diario registra l'intensificarsi dei contatti tra gli antifascisti bolognesi e fiorentini, il timore di norme ancora più restrittive nei confronti degli ebrei e alcune notizie di cronaca politica, come quella trasmessa dalla radio dell'avvenuta unificazione in ragione di una lira al giorno della retribuzione percepita dai militari comuni e dalle Camicie nere. “Credo che prima di ora – annota Supino – ogni milite ricevesse 12 L. al giorno. Dicono che alcuni soldati si sono bastonati con dei militi per questa ragione: facciamo lo stesso servizio e siamo pagati tanto meno di voi.”

       Per alcuni mesi il diario si interrompe. Le note riprenderanno il 22 giugno 1941 con la notizia della guerra tra Germania e Russia, i due finti ex alleati per ragioni di rispettiva momentanea opportunità. Supino quel giorno è a Bologna.“Stamani appena uscito di casa ho sentito per strada voci di radio aperte. In via Maggiore mi sono fermato davanti a un tabaccaio a sentire. E' la guerra tra la Germania e la Russia. Da qualche giorno se ne parlava...” Quello stesso giorno il diario registra un commento sulla guerra.”Ero al bar e stavo prendendo il tè quando un operaio domanda all'uomo del banco:  perché questa guerra? E' – risponde l'altro – che sono comunisti e ebrei e noi si è sempre combattuto tutti e due.”

         Altre successive notazioni di rilievo in quell'anno l'entrata in guerra del Giappone e l'offensiva (20 nov.) inglese in Cirenaica. Dall'anno 1942 il diario si fa più fitto e incalzante: si comincia a capire che la guerra è prossima ad una svolta. Sia in Russia (l'eroica resistenza di Stalingrado) che in Africa (la disfatta italo tedesca nella battaglia di El Alamein) si interrompe bruscamente l'avanzata delle truppe dell'Asse e comincia la ritirata che poco meno di tre anni dopo si concluderà con la caduta di Berlino.

       La cronaca del nuovo anno si apre con la registrazione di un  provvedimento ministeriale del 10 febbraio che sancisce l'esclusione degli ebrei dalle biblioteche pubbliche governative e la notizia dell'avvenuta ulteriore riduzione della razione del pane (14 marzo) a 150 grammi giornalieri pro- capite. Ma a dominare sono le notizie sull'andamento della guerra. Gli antifascisti fiorentini e bolognesi allargano i contatti con gli omologhi romani, alcuni dei quali sono in grado di captare le voci che si rincorrono negli ambienti vaticani, nei ministeri e presso Casa Savoia. C'è chi si dice certo che la guerra è ormai persa e si interroga sulle sorti dell'Italia. In particolare si teme la perdita del Brennero e la fissazione del nuovo confine a Salorno, fra Trento e Bolzano. Si mormora che il re sarebbe pronto ad abdicare a favore del figlio Umberto e si arriva perfino ad ipotizzare eventuali successori di Mussolini in Grandi, Bottai, Ciano ed altri. Il 12 novembre '42 il diario reca la seguente annotazione: “Mi si fa vedere un manifesto a tinta mazziniana, con qualche accenno socialcomunista. E' a firma Centro internazionale del lavoro. Pare fatto in Romagna.”

       Il 9 febbraio del '43  Supino annota riunioni di esponenti dell'antifascismo a Roma e Milano con un cenno  agli antifascisti di fede repubblicana reputati da qualcuno poco pericolosi perché “aspettano la rivoluzione per decreto reale”. Lo stesso giorno parla anche di movimenti “di alcuni gruppi cattolici capeggiati da Montini, come sa benissimo il conte Galeazzo Ciano”. (Giovanni Battista Montini, il futuro Paolo VI, era a quel tempo sostituto della Segreteria di Stato vaticana. - n.d.r.).

       La sempre più probabile sconfitta dell'Asse Berlino-Roma-Tokio induce  l'autore del diario a trovare un po' di spazio per l'ironia. Così il 20 febbraio registra la seguente lettera ricevuta dall'Olanda siglata E.V.: “Qui siamo in lutto per tre giorni per la perdita della 6^ armata (tedesca,sconfitta a Stalingrado). E' l'armata che nel 1940 ha conquistato l'Olanda e che ci ha fatto tanto bene.Non lo dimenticheremo mai.” Sulla stessa falsariga ironica l'annotazione in data 1° marzo. “Mi raccontano: sembra che a Milano ci sia stata una riunione di socialisti. Un ex deputato soc. di Torino si preparava a partire per Milano quando è stato chiamato in Questura. Dove andavate? A Milano.Perché? Per affari. Affari...affari...credete che non lo sappiamo...Beh, andate pure...Ma mi raccomando eh, giudizio, fate le cose per benino...non fatevi notare!”

        Gli avvenimenti incalzano. Il 25 luglio del '43, giorno in cui il Gran Consiglio del fascismo decreta in pratica la fine del regime, l'autore del diario è a Maresca, località di villeggiatura sull'Appennino toscano, insieme alla moglie e alla figlia. Il giorno dopo Supino scrive: “Ieri sera da pochi minuti eravamo in camera e si sentono grandi grida per il corridoio. Mi affaccio e mi dicono che la radio ha annunciato la caduta di Mussolini.L'entusiasmo di tutti noi vecchi antifascisti è al colmo, e aumenta l'interesse la vista dei musi lunghi dei pochissimi fascisti...”

         Come si sa doveva essere un entusiasmo ed una felicità di breve durata. Anzi: per la popolazione residente in quella parte d'Italia non ancora in mano agli Alleati dovevano arrivare le prove più dure con l'occupazione tedesca, la guerra partigiana, le fucilazioni dei cospiratori antifascisti e le rappresaglie, l'intensificazione dei bombardamenti delle città ed anche di piccoli centri abitati, le deportazioni degli ebrei.... Invece della pace tanto sospirata, era arrivata la guerra in casa.

          Nei giorni immediatamente successivi Supino è a Bologna. Insieme agli amici antifascisti discute delle azioni da attuare in contrapposizione ai tedeschi e ai fascisti della cosidetta repubblica di Salò costituita dopo l'armistizio e la liberazione di Mussolini dalla prigione sul Gran Sasso. Nel diario ci sono anche i nomi o i cognomi oppure le sole iniziali dei partecipanti alle riunioni: Ed, Massimo, Zoboli, Quadri, Giannino, ecc. Ad alcuni di questi nomi Michele Sarfatti, il curatore, ha aggiunto di sua mano la notizia dell'avvenuta fucilazione in epoca successiva.

         E' pressoché impossibile riassumere puntualmente in un articolo gli avvenimenti grandi e piccoli annotati giorno per giorno per un così lungo lasso di tempo. D'ora in poi mi limiterò a segnalarne alcuni che mi sono parsi tra i più significativi. Il 18 agosto del '43 Supino è all'Impruneta, un paese ad una diecina di chilometri da Firenze, per incontrare Ernesto Rossi, da poco liberato dalla prigionia e dal confino. Vale la pena di riportare quasi per intero il brano del diario: “...Ieri poi all'Impruneta ho visto E.R. Ho aspettato qualche minuto perché dormiva e intanto  ho salutato la moglie, la sorella, la mamma. Poi è venuto lui. Le donne si sono allontanate ma la sua mamma si è avvicinata alla poltrona di lui dicendomi: 'Posso restare? Tanto io non apro bocca” ed è rimasta a contemplarsi il figliolo che rivede in questi giorni dopo 15 anni di prigione. Oh, mamma, ha detto lui e sono rimasti un po' con la mano in mano. Avevo le lacrime agli occhi. Lui mi ha parlato molto del Movimento federalista europeo....Ho promesso di parlarne a Bologna (e difatti ieri sera stessa ne ho parlato a Ettore e Massimo). Le notizie che aveva Ernesto sembravano leggermente migliori di quelle datemi da Eug. (Artom, esponente liberale – n.d.r.) . Le notizie cui si riferisce Supino riguardano in particolare l'afflusso delle truppe di occupazione tedesche nell'Italia centro-settentrionale.

        Il 5 settembre partecipa a Firenze al primo convegno nazionale del Partito d'Azione, cui è stato invitato come osservatore. Ecco che cosa dice: “Sono stato alla riunione, ma non si è discusso del programma particolareggiato dei fiorentini che sarà discusso dicono domani. Invece assisto ad un'appassionata discussione di politica generale. Sembra si sia riusciti a formare un blocco delle sinistre (pda,soc., comunisti) disposto ad andare al governo da solo, ma senza monarchia noi non andremo al governo nemmeno se ci sarà la guerra alla Germania, ma in tal caso collaboreremo. Osservazioni di Lussu sugli anglo americani che non ci amano... Alla fine l'ordine del giorno del g. Bruno di intransigenza e non collaborazione con la monarchia ha la maggioranza sull'odg Parri, collaborazionante...Vedo e saluto oltre gli emiliani anche Corradini, La Malfa, Tino, Reale, Carocci...”

       Due giorni dopo alcuni suoi amici lo informano che l'armistizio con gli Anglo americani è già stato firmato, anche se non se ne dà ancora notizia ufficiale e si farà poi risalire la firma al giorno 8 settembre.         

          Ovviamente i diario è pieno zeppo di notizie su riunioni, conciliaboli, voci e previsioni sugli sviluppi della situazione politica. Il 2 aprile 1944 Supino scrive: “...Ercoli (Palmiro Togliatti, traduce il curatore) convoca i partiti antifascisti proponendo di non insistere nella abdicazione del  re  ma di formare un governo a larga base democratica, con l'impegno di costituire un forte esercito italiano, di discutere il problema istituzionale subito dopo la guerra con criteri democratici etc.”  Come si vede, queste proposte sono perfettamente in linea con quella che è stata chiamata la “svolta di Salerno” compiuta dal leader del Pci dopo il suo rientro in Italia dall'Urss.      

     Supino non indugia molto sulle continue apprensioni sue e della famiglia per un possibile arresto. A volte basta lo squillo del campanello di casa per pensare al peggio, si lascia scappare un giorno. Ma non va oltre. E' invece è puntuale nel registrare gli arresti di altri antifascisti fiorentini e bolognesi tra i quali il cattolico Adone Zoli, futuro primo ministro, imprigionato insieme ai suoi figli, il liberalsocialista Raffaello Ramat, il rabbino capo di Firenze, Nathan Cassuto, poi deportato e ucciso.

               Il diario prosegue fino all'aprile del '45 e dunque registra una ulteriore quantità di eventi vissuti in prima persona insieme alle popolazioni delle località interessate, principalmente quella parte dell'Italia centrale  racchiusa tra i territori della Toscana e dell'Emilia, con Firenze e Bologna come punti di riferimento obbligati. Perché è in queste due città, entrambe bersaglio di duri bombardamenti aerei e teatro di un gran numero di arresti e fucilazioni (Firenze dovrà sopportare anche la distruzioni dei suoi ponti sull'Arno, ad eccezione del Ponte Vecchio) che si concentra l'attività antifascista e resistenziale, da cui tra l'altro scaturirà l'evento entusiasmante della liberazione del capoluogo toscano con il concorso risolutivo delle forze partigiane.          

 

 



[*]Giulio Supino: “Diario della guerra che non ho combattuto – Un italiano ebreo tra persecuzione e Resistenza”, a cura di Michele Sarfatti –Aska edizioni 2014 – pp 256 - € 20,00

 

 

Laura Overdeck: “LA MATEMATICA DELLA BUONANOTTE” - Traduzione di Barbara Ponti -  Vallardi Industrie Grafiche - 96 pagine € 14,00

 

Leggere qualcosa ai bambini prima di dormire è il modo migliore di concludere la giornata. E se fosse un libro per giocare con la matematica?

Molti genitori pensano di essere negati per i numeri e questo atteggiamento porta anche i bambini a considerare la matematica un argomento noioso e difficile.

La Matematica della Buonanotte è una proposta per cambiare radicalmente questo approccio, mostrando che si può “fare matematica” in modo divertente e giocoso.

Tante storielle su argomenti che generalmente non si trovano sui libri scolastici: pop corn, peperoncini piccanti, tuffi in piscina, cani da portare a spasso, super skateboard e così via. Ogni storiella si conclude con tre quesiti matematici in base a diversi livelli di difficoltà:

principianti per i più piccini che iniziano a contare con le dita;

apprendisti per i bambini già capaci di fare le operazioni con una o due cifre;

provetti per tutti coloro che vogliono confrontarsi con numeri più grandi e le soluzioni sono immediatamente verificabili a fondo pagina (stampate a testa in giù).  

L’obiettivo de La Matematica della Buonanotte è molto semplice: fare in modo che la matematica diventi un momento divertente della vita quotidiana dei bambini - e dei genitori - e non soltanto qualcosa che si trova nei compiti di scuola.

Laura Overdeck è laureata in Astrofisica all’Università di Princeton ed è appassionata di numeri fin da quando era bambina. Il libro è nato dalla sua esperienza con i suoi tre figli ai quali, a partire da quando avevano due anni, ha proposto ogni sera un indovinello di matematica.

Ha poi condiviso questa esperienza con gli amici, su Facebook e infine sul sito www.bedtimemath.org, dove ogni giorno posta nuovi indovinelli (in inglese).

Questo è il suo primo libro.

Jim Palliot è illustratore e creatore di giochi e fumetti per bambini. Ama soprattutto disegnare robot, strani animali e buffi personaggi. Vive in Arizona con la moglie, due figli e tantissimi animali.

[*]Giulio Supino: “Diario della guerra che non ho combattuto – Un italiano ebreo tra persecuzione e Resistenza”, a cura di Michele Sarfatti –Aska edizioni 2014 – pp 256 - € 20,00

 

 

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