In futuro le bombe d’acqua saranno la norma

E’ possibile una previsione?

Non si può stabilire l’ora esatta di un evento meteorologico catastrofico ma è possibile prevederlo con una discreta approssimazione

 

di Bartolomeo Buscema

 

Le recenti alluvioni che hanno colpito l’Italia settentrionale e in particolare la Liguria, hanno sollevato molte polemiche sulle responsabilità degli enti preposti a programmare interventi di mitigazione degli effetti del dissesto idrogeologico in cui versa la nostra Nazione e a gestire eventi meteorologici eccezionali come quelli che ormai con un lessico diffuso molti chiamano “bombe d’acqua” e altri, propugnatori di anglicismi, ”Flash Flood”.

Il fenomeno delle bombe d’acqua è in continua crescita, non solo nel nostro Paese. Molti governi, tra cui l’Inghilterra, gli Stati Uniti e l’Australia, si sono dotati di speciali servizi di allerta in grado di mobilitare preventivamente oltre alle istituzioni anche i volontari civili nell’eventualità d’innalzamento del livello dei fiumi per ridurre il rischio di esondazione.

Colpa del cambiamento climatico globale? Molto probabilmente sì, se stiamo a quanto affermano non solo i meteorologi, ma anche molte compagnie di assicurazione.

E’ ormai assodato che negli ultimi decenni i fenomeni estremi, pur rimanendo numericamente e mediamente costanti, sono cresciuti in intensità e di conseguenza è aumentata la loro forza devastatrice. Ci si chiede: sono fenomeni completamente imprevedibili? Certamente la prevedibilità meteorologica contiene in sé un margine di errore per cui non si può prevedere l’ora esatta di evento avverso. Si può, però, prevedere per lo meno una situazione di allarme. Proprio quella che è mancata nell’ennesima alluvione di Genova. Di fronte a un’emergenza che sta diventando la regola, è necessario ripensare ad azioni preventive per la messa in sicurezza del territorio ripristinando, innanzitutto, la funzionalità dei sistemi naturali per rendere anche meno vulnerabili settori come turismo e agricoltura che in quest’ultima stagione autunnale hanno subito ingenti danni. E anche in questo caso bisognerebbe imitare la Gran Bretagna, dove si sta lavorando lungo il corso dei fiumi, con la collaborazione anche del mondo agricolo, per individuare coltivazioni adatte che evitino effetti di impermeabilizzazione del suolo. A chi ha responsabilità di governo, invece, chiediamo semplicemente che si applichino la direttiva quadro “Acque “(2000/60/CE) e la direttiva “Rischio alluvionale “(2007/60/CE).

Le immagini sono quelledell'alluvione di Firenze del 4 novembre 1966. Copyright  by Giuseppe Prunai

 

Il Galileo