La dieta al tempo della crisi

Per il 78% degli italiani è importante una nutrizione sana e sicura. In calo gli sprechi alimentari

 

di Renata Palma

 

Negli ultimi anni il dibattito su un’alimentazione consapevole e sana e, in generale sul benessere degli individui, si è fatto preponderante agli occhi dell’opinione pubblica italiana, complice anche la crisi economica che sta costringendo a rivedere il sistema alimentare globale, verso una maggiore sostenibilità. Cambiano quindi anche i comportamenti,  oltre la metà degli italiani (51%) ma ancor più al Sud (59%), dichiara di aver diminuito gli sprechi alimentari ed il 78% della popolazione è consapevole dell’importanza di un’alimentazione sana e sostenibile per il pianeta (dati Ispol).  Ricorda comunque la FAO che nel 2050 le persone da nutrire saranno 9 miliardi, due in più rispetto all’attuale dato. Una crescita che si tradurrà nell’aumento del 60% della domanda di cibo e del 19% di quella di acqua per l’agricoltura. Di qui l’importanza di ottimizzare le risorse per produrre di più e meglio. Nel contempo, in Italia l’urbanizzazione negli ultimi 40 anni ha causato la perdita del 28% di superficie agricola utilizzata e ogni giorno si cementificano 100 ettari. 

Dell’importanza di creare nuovi sistemi alimentari sostenibili, come combinare salute, nutrizione e protezione dell’ambiente lo stanno studiando le maggiori istituzioni scientifiche italiane: CNR, ENEA, CRA, CIHEAM-BARI. Gli esperti in particolare si stanno concentrando sull’analisi delle conseguenze dirette che la produzione e il consumo di cibo hanno sulla salute e sullo status nutrizionale dei consumatori, ma anche quelle indirette, sulle risorse naturali, l’ambiente, la cultura alimentare, l’economia e la società. La sostenibilità, sia essa ambientale piuttosto che economica e socio-culturale, nutrizional-salutistica, dei moderni sistemi alimentari e dei prodotti agroalimentari che ne sono alla base è fondamentale per assicurare la sicurezza alimentare e nutrizionale alle presenti e future generazioni, nonché per lo stato di salute del pianeta. Ma quanto costa mangiare seguendo la dieta mediterranea? L’opinione pubblica è portata a credere che per seguire un’alimentazione corretta sia troppo dispendioso, ma non è così. L’importante è seguire alcune semplici regole: scegliere prodotti di stagione, leggere attentamente le etichette per controllare la provenienza ed orientarsi su quelli a km0, consumare frutta e verdura con il più alto valore nutrizionale.

Il lavoro che gli esperti della rete scientifica pone alcune criticità sulla diffusione della dieta mediterranea che vanno superate : economica perché non è solo un problema come spesso si dice di cultura  alimentare, perché ormai se ne parla in tutti gli ambiti di promozione dell’educazione verso i bambini e gli adulti,  è un problema legato al fattore socioculturale che è direttamente proporzionale: tanto più il reddito e la cultura sono  bassi, tanto più i consumatori si allontanano dal modello corretto di dieta mediterranea. Le ristrettezze economiche orientano gli acquisti verso i discount e il minor tempo a disposizione per la preparazione delle pietanze orienta verso alimenti già confezionati o surgelati precotti.  La soglia di equilibrio che occorre raggiungere – spiegano di esperti – è quella dell’equo rapporto tra produzione di cibo, utilizzo di acqua, razionalizzazione dell’energia necessaria per la produzione, acquisizione di materie prima locali, contenimento degli sprechi.

Expo2015 aldilà di ogni commento e contestazione offre l’opportunità di rilancio di questi modelli virtuosi di produzione e consumo. Dagli incontri, numerosissimi, di Expo si potranno aprire nuovi scenari e confronti aldilà dei protezionismi colturali e culturali.

Il Galileo