L’Ostensione della Sindone

e nuove ricerche

sul famoso lenzuolo

 

 

 

Fino al 24 giugno, sarà esposta al pubblico, del Duomo di Torino, la Sindone, cioè il lenzuolo di lino che, secondo la tradizione, sarebbe stato il sudario di Cristo. L’ostensione è stata concessa dal papa , in occasione dei 200 anni dalla nascita di san Giovanni Bosco.

 La visita alla Sindone, del tutto gratuita, dovrò essere prenotata  tramite il sito ufficiale: http://www.sindone.org/santa_sindone/la_sindone/00023931_La_Sindone.html

Recentemente, un gruppo di studiosi ha rianalizzato il quadro anatomico e medico-legale dell’immagine sindonica effettuando un’autopsia  non su un corpo ma su una impronta. Del gruppo faceva parte il professor  Luigi F. Rodella. Medico chirurgo e laureato in scienze biologiche,  Professore Associato di Anatomia Umana presso l’Università degli Studi di Brescia,  Rodella è anche responsabile del Settorato Anatomico e del programma di dissezione anatomica. Coordinatore del Gruppo di Ricerca di Neuroanatomia, Anatomia Craniofacciale e Anatomia Endoscopica. Vicedirettore del Centro di Ricerca Interdipartimentale “Adattamento e Rigenerazione dei Tessuti e Degli Organi. Presidente della Società Italiana per lo Studio del Dolore Orofacciale.  E’ autore di oltre 180 pubblicazioni in extenso su riviste internazionali e di numerose presentazioni a Congressi Nazionali ed Internazionali. Autore e curatore di libri, capitoli di libro e monografie di Anatomia, Anatomia Chirurgica e Neuroscienze.

Rodella ci inviato un suo articolo sulla Sindone che volentieri pubblichiamo.

 

 

 

 

 

 

Autopsia dell’  Uomo della Sindone

 

 

di  Luigi Fabrizio Rodella

 

La Sindone:” una provocazione  all ’intelligenza”, così la definiva S. Giovanni Paolo II in occasione dell’ostensione del 1998.

La Sindone di Torino è infatti un mistero complesso ed irrisolto che ancora oggi ci affascina per la sua impenetrabilità.

L’ approccio scientifico alla Sindone è iniziato dopo le prime fotografie, scattate da Secondo Pia  nel 1898. Il ruolo della fotografia è stato  infatti determinante; se da una parte la fotografia ha reso la Sindone “visibile” non solo in occasione delle ostensioni,  il negativo fotografico, passaggio obbligato nella fotografia di un tempo,  grazie all’inversione cromatica, ha permesso di incrementare la percezione dell’osservatore nei confronti dell’immagine sindonica  permettendone  una più agevole lettura.

Le prime osservazioni  medico legali e anatomiche sulle fotografie hanno fornito un’interpretazione di  molti aspetti del telo sindonico ed in particolare dell’ immagine di un corpo umano che presenta diverse lesioni e macchie di sangue.

Lo studio della Sindone ha successivamente coinvolto diverse discipline quali la fisica, la chimica, la biologia, l’informatica; in tali approcci si sono  spesso utilizzate le nuove tecnologie di volta in volta a disposizione.

Sulla Sindone sono infatti presenti: alcune bruciature, la maggior parte dovute a un incendio del 1532; aloni,  dovuti probabilmente all’acqua utilizzata per spegnere l’incendio; una doppia immagine di un corpo che appare essere stato appoggiato supino su una parte del  telo e ricoperto con parte dello stesso; macchie di sangue.

 

Sfruttando la migliore qualità delle fotografie della Sindone scattate in questi ultimi decenni ed alcune delle più moderne tecnologie un gruppo di studiosi ha rianalizzato il quadro anatomico e medico-legale dell’immagine sindonica effettuando un’autopsia  non su un corpo ma su una impronta: Giuseppe Barberis, Professore Associato di Fisica Matematica dell’Università di Torino e Direttore del Centro Internazionale di Sindonologia; Luigi Fabrizio Rodella, professore associato di Anatomia Umana, Università di Brescia; Giovanni Pierucci, professore emerito di Medicina Legale, Università di Pavia; Mauro Labanca, professore a contratto di Anatomia Umana, Università di Brescia; Alessandra Majorana, professore ordinario di Patologia Speciale Odontostomatologica, Università di Brescia; Giampiero Farronato, professore ordinario di Ortognatodonzia, Università di Milano, Massimo Boccaletti, giornalista, Torino.

 

I risultati di questi  studi sono stati pubblicati in un recente libro” Autopsia dell’Uomo della Sindone- Elledici- Torino“ nel quale per ogni regione anatomica sono stati analizzati gli aspetti morfologici, tanatologici e traumatologici confermando che tali quadri sono compatibili con le lesioni della flagellazione, della crocifissione con corona di spine e con una ferita profonda all’emicostato destro di un giovane uomo e nell’insieme congruenti con la descrizione evangelica  della passione di Cristo.

 

Il volto, o meglio, l’impronta del volto è una delle parti che emotivamente richiamano di più l’ osservatore.  Utilizzando una fotografia scattata nel 1931 da Enrie e "calibrata”, il gruppo di ricercatori ha eseguito la prima misurazione cefalometrica del volto della Sindone ottenendo informazioni non solo sui tessuti molli ma anche su quelli scheletrici del volto evidenziando che il giovane uomo "impresso" sul tessuto presentava una dentizione completa. Dal punto di vista scheletrico le misurazioni cefalometriche hanno rivelano un apparente morso crociato, probabile conseguenza delle percosse subite prima della crocifissione.

Il francobollo commemorativo delle Poste Vaticane

Un altro aspetto importante riguarda l’ immagine delle  mani nelle quali non sono visibili i pollici. Tale situazione è stata attribuita da diversi autori alla lesione del nervo mediano o del nervo ulnare  causate dai chiodi durante la crocifissione; tuttavia appare plausibile che tale effetto sia semplicemente dovuto al cosiddetto “anello pollice-indice”  della mano sinistra attorno al polso di destra.

Come tutte le autopsie, l’atto finale è la definizione delle passibili cause della morte.  Accanto alle diverse possibilità descritte in letteratura, alcune più probabili, altre meno,  il gruppo di ricercatori prende per la prima volta  in considerazione l’ipotesi della rottura  dell’aorta dovuta ad un forte trauma al torace. Il trauma al torace, dovuto ad esempio ad una caduta violenta,   potrebbe aver lacerato parzialmente il vaso. Tale lesione si sarebbe poi completata successivamente con conseguente massiva emorragia nei cavi pleurici e morte da shock ipovolemico  emorragico. La situazione sopra prospettata è particolarmente dolorosa e coerente con quanto riportato dei vangeli circa la morte di Cristo “emettendo un forte grido spirò” (Mc 15,37).

Il Galileo