Un convegno sul giornalismo scientifico

Acceso dibattito  Roma, presso la FNSI,

tra scienziati e giornalisti

 

di Carla Ghelli

 

Un aspetto della sala durante il convegno 

Un incontro-dibattito tra giornalisti e scienziati per fare il punto su come veicolare una corretta informazione scienifica e su chi sia più titolato a questo compito si è svolto a Roma presso la FNSI . L’ appuntamento è stato l’ occasione per consentire a ciascuno di esporre dei cahiers de doléance sulle  difficoltà di  svolgere il proprio lavoro.

La contrapposizione tra giornalisti e scienziati (e ricercatori) è stata palese per tutta la durata dell’incontro.

Dopo i saluti di rito ha aperto gli interventi Gilberto Corbellini, filosofo ed epistemologo, che si è detto subito molto colpito da alcuni studi su quanto i giornalisti manipolino le informazioni scientifiche e quanto gli scienziati facciano lo stesso. Esistono dati scientifici che consentono di tarare al punto giusto la misura degli articoli onde evitare errori. Perché gli errori dei giornalisti hanno spesso spinto ricercatori e  scienziati a prendere carta e penna, o ad andare in radio o in tv per riferire di persona i risultati raggiunti.

Ha rinforzato queste tesi il prof. Gian Vittorio Pallottino rilevando come sia difficile distinguere il grano dal loglio  nel giornalismo scientifico e come spesso in tv si generi  gran confusione, soprattutto nei talk, mescolando protagonisti di estrazione completamente diversa, come attori, politici, scienziati, etc.

Un modo per riportare ad un certo rigore ed autenticità la notizia scientifica sarebbe quello di verificarla su internet. Sembrerebbe scontato, ma spesso non lo si fa.

Tutto ciò che richiama l’ attenzione del  cittadino che poi vota deve essere rigoroso   (Valeri Rossi Albertini, Uno mattina, Agorà) e se la notizia non ha una base scientifica è pericolosa. Da un lato c’è una richiesta inevasa di scienza e dall’ altro ci siamo noi che non riusciamo ad accontentarla.

Ignazio Ingrao, giornalista ed autore tv, ha rimarcato la difficoltà di svolgere bene il proprio lavoro a causa del poco tempo,  due ore circa, che intercorre tra la commissione e la consegna dello stesso.  Due ore sono assolutamente insufficienti  a documentarsi, trovare gli esperti, intervistarli e scrivere un articolo corretto.

A ciò ha aggiunto inoltre una proposta per unificare la carta deontologica professionale, suddivisa in tante carte locali.

Il botta e risposta tra i  giornalisti e i molti scienziati presenti è stato spesso polemico ma ricco di spunti.

Sulla crescente importanza che il giornalismo scientifico sta assumendo negli anni, conviene anche il prof. Luciano Majani, che chiede ai giornalisti una forte competenza  scientifica per preparare il cittadino ad orientarsi nelle scelte quotidiane, da quelle più semplici a quelle più responsabili, come ad esempio il voto. La scienza stessa commette molti errori, secondo Majani,  e la ricerca della verità è una sorta di maieutica che procede gradualmente nel tempo, anche attraverso i falsi e gli errori.

Bene fa infatti (Giovanni Mazzitelli, INFN) la BBC, che nei suoi programmi scientifici fa solo inchiesta e perciò fa educazione scientifica, cosa che da noi non avviene.  Anche per la mancanza cronica di finanziamenti regionali per la scienza. In Italia riusciamo ad andare avanti soltanto grazie ai finanziamenti europei.

Qualcuno dei presenti ha messo l’accento anche sull‘ impatto che la notizia deve avere sui  fruitori,  deve fare audience, ha detto Giorgio Pacifici (TG2) , altrimenti nessuno ne parla, oppure, altra proposta,  deve puntare sulla polemica e la controversia, come ad esempio lo scoppio della centrale  nucleare di Chernobyl.

Ma nondimeno è  necessario che giornalisti e docenti convergano sul “ metodo  della scienza” per cominciare ad educare alla scienza fin da piccoli. Come ad esempio fa il professore di filosofia Giorgio Zaccaro che sta portando avanti dei format  tv realizzati dai ragazzi e si chiede che fine abbia fatto la Città della scienza a Roma.

Alla domanda risponde la sottoscritta (Carla Ghelli), chiamata in causa anche come Ugis da Marco Ferrazzoli che chiede quanti giornalisti Ugis siano presenti in aula (una) e perché l’ Ugis non abbia dato spazio a questo incontro.

Per ciò che riguarda la Città della Scienza  che il progetto non è morto ma è solo in stand-by a causa della mancanza del sindaco e di una giunta comunale in grado di deliberare sulle complesse modalità di esecuzione di questa impresa. Ammesso e non concesso che, dopo le elezioni,  permanga la volontà politica della realizzazione.

Prima però delle dimissioni della giunta Marino si è costituito nel   II  Municipio di Roma, quello appunto che abbraccia tutta la zona del Flaminio, Auditorium e v. Guido Reni (Città della scienza), un Osservatorio per la divulgazione della scienza a livello scolastico e popolare (la scienza nei mercati) che ha  avviato molte iniziative e gruppi di lavoro  formativi, alcuni dei quali già in essere. Come quella approvata dalla giunta e che ha visto la creazione di team di bambini delle scuole elementari che realizzano spettacoli teatrali di contenuto  scientifico da loro ideati scritti e messi in scena con il supporto di insegnanti, scienziati e operatori del ramo.

Una richiesta , quella dei bambini , già emersa anche nei  desiderata degli scienziati e dei giornalisti.

Il Galileo