Notizie in pillole

 

 

*L'eclisse solare del 21 agosto 2017 è stato un evento astronomico che si è  verificato  attorno alle ore 18:26 UTC (ore 13:26 locali in Illinois). E’ stata visibile in un lungo corridoio d'ombra che ha attraversato tutti gli Stati Uniti d'America. L'eclisse maggiore è durata 2 minuti e 41,6 secondi alle coordinate  37°38′12″N 89°15′24″W37.636667°N 89.256667°W nei pressi di Makanda Township a sud di Carbondale, Illinois. È stata la prima eclisse  solare totale visibile negli Stati Uniti sud-orientali dopo l'ultima eclissi del 7 marzo 1970.

Nell'Europa nord-occidentale l'eclisse è stata visibile solo parzialmente alla sera o tramonto. Solo l'Islanda, la Scozia e l'Irlanda hanno potuto osservarla dall'inizio alla fine, mentre nel resto del Regno Unito, Norvegia, Paesi Bassi, Belgio, Francia, Spagna e Portogallo il tramonto è avvenuto prima della fine dell'eclisse.

 

*La provincia di Siracusa, sulla costa sud orientale della Sicilia, è ritratta in questa immagine del satellite Sentinel-2A.  Il capoluogo di provincia è visibile nella parte centrale in basso dell'immagine.

Fondata dai Greci nell'VIII secolo a .C. la città fu descritta da Cicerone come "la più grande città della Grecia e la più bella di tutte". Oggi l'antica città è stata dichiarata dall'UNESCO Sito Patrimonio dell'Umanità, con importanti strutture che comprendono il Tempio di Atena, un teatro greco, un anfiteatro romano e molto altro. Con vestigia che testimoniano la complessa storia della Sicilia, Siracusa racconta lo sviluppo della civiltà del Mediterraneo in un arco temporale di tremila anni.

Più a nord lungo la costa sorge la città di Augusta, con alcune  imbarcazioni che appaiono come piccolo macchie sull’acqua nei pressi del porto. Il porto è di ausilio a numerose raffinerie di petrolio che sorgono lungo tutta la costa; i grandi serbatoi circolari di petrolio sono chiaramente visibili dallo spazio.

Augusta è anche un punto di ingresso per i migranti che compiono il rischioso viaggio dall'Africa verso l'Europa a bordo di natanti.

Lungo la parte sinistra dell'immagine possiamo vedere le colline pedemontane dei monti Iblei. La catena montuosa un tempo formava un altopiano, che successivamente però ha subito processi di erosione. Profondi canyon appaiono come vene di colore verde laddove è cresciuta la vegetazione.

Questa immagine, che fa parte della serie Earth from Space Video Programme, è stata acquisita dal satellite Sentinel-2A del programma europeo Copernicus il 14 giugno 2017.

 

*Etna: nuova mappa topografica dell’area sommitale Pubblicata su Journal of Maps una nuova mappa topografica, ad alta risoluzione, della cima del vulcano Etna. A  realizzarla un team di ricercatori INGV e Politecnico di Torino.

 

 

 Panoramica dell’area sommitale etnea, ripresa da sud-ovest

 

 

Immagini termiche e video a 360°, integrate da rilievi Laser Scanner Terrestre. Sono gli strumenti che hanno permesso a un gruppo di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e del Politecnico di Torino di elaborare una nuova e innovativa mappa topografica dell’area sommitale dell’Etna in scala 1:5000, pubblicata su Journal of Maps (Taylor & Francis Group), e scaricabile gratuitamente sul portale all’indirizzo:

 http://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/17445647.2017.1352041?scroll=top&needAccess=true.

Interno del Cratere Centrale dell’Etna, visto dal suo orlo occidentale

“I vulcani attivi cambiano continuamente forma”, spiega Marco Neri, primo ricercatore INGV. “L’Etna non fa eccezione a questa regola. Si trasforma, soprattutto nella zona sommitale del vulcano, la più attiva. Negli ultimi anni, il vulcano ha cambiato volto, assumendo diversi profili morfologici, a seguito della crescita di nuovi crateri e del riempimento di depressioni e bocche più antiche”.

Per i vulcanologi le eruzioni rappresentano, infatti, una occasione per analizzare nuovo materiale, teorie da elaborare, strumenti da progettare, installare e testare sul campo.

“Ma questi continui cambiamenti”, prosegue Marco Neri, “rendono rapidamente obsolete le mappe topografiche e geologiche dei luoghi interessati dalle eruzioni. Problema non secondario per chi deve orientarsi in quei luoghi per eseguire monitoraggi e rilievi, e anche per le guide vulcanologiche che accompagnano ogni anno migliaia di turisti in visita al vulcano”se, finalizzate alla realizzazione di una nuova mappa dell’area sommitale dell’Etna, corredata anche da ulteriori mappe termiche e morfologiche di maggiore dettaglio.

Immagine del satellite PLEIADES

 

“Utilizzando un elicottero, è stata realizzata una aerofotogrammetria ad altissima risoluzione, integrata con video a 360° (girato con tecniche di realtà immersiva), acquisendo anche immagini termiche per individuare le zone più attive del vulcano. Contemporaneamente, da terra, è stato eseguito un rilievo topografico con Laser Scanner Terrestre di alcune aree-chiave che ha costituito la base di riferimento geodetico per l’appoggio a terra delle immagini acquisite da elicottero”, spiega Marco Neri.

L’approccio metodologico utilizzato ha fornito dati affidabili, precisi, acquisiti rapidamente e in sicurezza.  Un aspetto, quest’ultimo, di cui tenere conto quando si lavora in zone esposte a potenziali pericoli, come le aree sommitali di vulcani attivi.

Nuova mappa topografica dell’area sommitale dell’Etna.

“Lo stesso approccio di acquisizione da elicottero”, conclude Marco Neri, “è attualmente in fase di test anche su immagini acquisite da satellite a elevata risoluzione spaziale (50-30 cm), per la generazione di DEM (Digital Elevation Model) e immagini 3D ad altissima risoluzione, mediante tecniche d'integrazione di foto riprese da terra, da aereo e da satellite”.

 Attività stromboliana ed effusiva prodotta dal Nuovo Cratere di Sud-Estvista dl versante nord-orientale dell’Etna

 

Il Galileo