ed un’intervista molto cordiale
di Magali  Prunai

Paola De Paoli con il marito, ilo giornalista scientifico Camillo Marchetti
Il 2018 per il mondo del giornalismo non è iniziato nel migliore dei modi. 
Proprio nella prima settimana dell’anno è venuta a mancare Paola De Paoli, 
giornalista, storica presidente dell’UGIS (Unione Giornalisti Italiani 
Scientifici) e presidente per due mandati dell’ EUSJA (European Union Science 
Journalists’ Association).
Molti hanno pubblicato ricordi della giornalista, pochi hanno dedicato un 
pensiero alla persona che ormai non c’è più. 
Ho conosciuto Paola all’età di 12 anni, mi ero appena trasferita a Milano e 
guardavo con diffidenza questo nuovo mondo molto diverso da quello dal quale 
provenivo. La guardavo a distanza, un po’ intimorita e con molta ammirazione. Mi 
piaceva come si muoveva, come parlava, come si vestiva e pensavo che se tutte le 
milanesi fossero state come lei allora forse non mi sarebbe dispiaciuto poi 
tanto diventare come loro. Considerazione buffa se si pensa che la De Paoli non 
era nata a Milano.
Col tempo la stima e l’ammirazione nei suoi confronti, come donna, come 
professionista, è cresciuta sempre di più, anche se cercavo di tenerla celata e 
da brava adolescente davanti a lei ero sempre un po’ timida, imbarazzata, forse 
impacciata. A ripensarci oggi non ne avevo motivo perché non mi ha mai trattata 
con superiorità, superficialità o come una cerebrolesa come spesso fa certa 
gente nei confronti di chi è molto più giovane. Ma gli adolescenti, si sa, 
vedono imbarazzo e vergogna in ogni situazione.
Come non mi trattò con sufficienza quando, al primo anno di università, andai a 
casa sua a intervistarla per un mensile universitario per il quale scrivevo. Mi 
trattò con molta dolcezza, come potrebbe fare una lontana parente, si informò 
sulle tematiche delle quali scrivevo. Quello stesso anno andai a trovarla per 
una giornata al mare. Io ero in albergo a pochi km da lei, la chiamai, fissammo 
un giorno e, insieme a un’amica con la quale ero in vacanza, passammo la 
giornata in spiaggia. Fu divertente l’episodio a pranzo quando, tutte un po’ 
stupite, dicemmo al marito di non riempire di maionese il pesce. Dopo poco 
assaggiai anch’io quello stesso pesce affermando che fosse insipido e mi 
ritrovai la maionese davanti, offertami per dare sapore. 
Ma se penso a Paola De Paoli penso a una bambola riportatami dal Messico per la 
mia collezione di bambole in abito tradizionale e un biglietto che mi augurava 
il meglio per l’esame di maturità che avrei affrontato di lì a pochi giorni.
E questa è l’intervista di Magali Prunai pubblicata su “Vulcano”, mensile della 
Statale di Milano, del 29 giugno 2006.
BUON COMPLEANNO “UGIS”
Il 22 luglio l’UGIS, Unione Giornalisti Italiani Scientifici, compirà 40 anni. 
Fondata nel 1966 da un gruppo di giornalisti, fra cui Giancarlo Masini e lo 
scienziato Ardito Desio, l’associazione ha sempre portato avanti tematiche 
scientifiche in ambito giornalistico.
Presidente e anima dell’UGIS fino al 1983 è stato Giancarlo Masini; 
dopo il suo trasferimento negli USA gli è succeduto l’attuale presidente, 
la dottoressa Paola De Paoli. La redazione di “Vulcano” ha approfittato di 
questa ricorrenza per intervistarla.
Come è nata l’UGIS?
L’UGIS nasce per volontà di alcuni “scalmanati” che 40 anni fa sentirono il 
bisogno di riunirsi all’insegna di una corretta informazione scientifica, con lo 
scopo di scambiarsi informazioni e di approfondire le loro conoscenze. 
Inizialmente era composto da un gruppo ristretto di circa 20 persone che si 
riuniva periodicamente al Circolo della stampa di Milano invitando, per un 
confronto, scienziati, ricercatori, tecnologi. In seguito abbiamo anche 
organizzato numerose giornate di studio e aggiornamento professionale. L’UGIS si 
prefigge lo scopo di promuovere la divulgazione scientifica attraverso convegni, 
seminari, visite, e promuovendo prestigiosi premi scientifici come il 
“Voltolino”.
Lei crede che questo sia un metodo valido perché la gente si accosti alla 
scienza o che ne sia necessario uno più vicino al nuovo tipo di società che si 
sta sviluppando?
Il giornalismo scientifico ha cambiato il suo ruolo negli ultimi due decenni. La 
divulgazione in campo scientifico è diventata sempre più specifica e sono 
aumentati i mezzi di comunicazione e, di conseguenza, i rischi costituiti da un 
facile accesso ad essi. Se nei primi tempi, quando internet non esisteva, il 
giornalista si basava sulle conoscenze personali e sui suoi contatti con la 
comunità scientifica e tecnologica, oggi questo rapporto vale di più proprio per 
evitare rischi di disinformazione originati, anche involontariamente, dal flusso 
continuo delle tecnologie multimediali. Il compito dell’UGIS è quello di 
favorire i suoi soci nell’evoluzione del loro patrimonio professionale 
attraverso un continuo aggiornamento.
Parliamo della ricerca e della cosiddetta “fuga dei cervelli”: come vede questo 
problema? Cosa pensa del provvedimento, bloccato per mancanza di fondi, che 
permetteva agli studiosi di rientrare in Italia?
È più che altro un problema economico, molto evidente in Italia per la carenza 
di carriere nelle istituzioni pubbliche e i posti limitati a livello di ricerca 
industriale. Che fare? Noi crediamo che occorra svilupparsi e allargarsi a 
livello internazionale. Non tanto preoccuparsi dei cervelli che non rientrano, 
ma tentare di aiutare chi si trova all’inizio carriera. Come ci sono ricercatori 
che rientrano in Italia e si accontentano, così ci sono giovani giornalisti 
scientifici che lavorano come free-lance e che non mollano questa posizione 
perché la sentono come una missione.
In che modo l’UGIS aiuta i giovani?
Da sempre organizziamo viaggi di studio in Italia e all’estero. Inoltre abbiamo 
istituito delle borse di studio: dal 1999 ad oggi ne sono state distribuite 
circa 40.
Da Vulcano, mensile dell’Università Statale di Milano, giugno 2006 a cura di 
Magali Prunai