La scomparsa di Stephen Hawking

Uno scienziato che lottò contro il tempo

e la SLA

per acquisire quanta più conoscenza possibile

 

di Irene Prunai

 

 

 

 

“Ricordatevi di guardare le stelle e non i vostri piedi. Per quanto difficile possa essere la vita, c’è sempre qualcosa che è possibile fare e in cui si può riuscire.” (Stephen Hawking)

“L’esplorazione da sempre fa parte della nostra storia e del nostro essere, ma ora è l’unica speranza di dare un futuro all’umanità e di sapere se davvero ne avremo uno.” Così pochi mesi fa parlava Stephen Hawking a una platea di giovani scienziati. Sapeva pensare al futuro e amava guardare le stelle. La sua straordinaria capacità di immaginazione gli ha permesso di teorizzare un’origine dell’universo. Ha ipotizzato come tutto sia cominciato senza scadere in teorie visionarie. Il suo lavoro, la sua vita, si sono sempre basati sul rigore scientifico. Fisico teorico, astrofisico, cosmologo, matematico, un uomo dalla capacità di argomentare ogni affermazione, in grado di spiegare teorie come quella del multiverso, dell’inflazione cosmica o le origini stesse dell’universo con semplicità. Un divulgatore, un narratore ironico che ha portato l’universo nelle nostre case. Questa sua grande capacità di studio, il suo rigore, il suo saper vedere oltre, il giovane Stephen la acquisì in seguito al manifestarsi della sua malattia. All’età di 21 anni, il giovane studente di Cambridge difronte alla difficoltà nell’uso degli arti decise di sottoporsi ad accertamenti medici. Gli venne diagnosticata una malattia degenerativa dei motoneuroni con un’aspettativa di vita di appena due anni. La paura di perdere tutto si trasformò in urgenza di sfruttare ogni minuto. Fu così che Stephen, con un passato di studente mediocre, si consacrò alla conoscenza. In seguito si scoprì che la sua malattia, probabilmente una rara forma di SLA, aveva un decorso e una progressione insolitamente lenta. Una vita tenuta stretta, portata avanti cinquant’anni oltre le aspettative e vissuta con passione e libertà nonostante un corpo intrappolato su una sedia a rotelle e un sintetizzatore vocale per comunicare con il mondo.

Nel 1979 fu nominato titolare della cattedra lucasiana di matematica a Cambridge. Dalla cattedra che fu di Isaac Newton ha condotto le ricerche sui buchi neri che hanno confermato la teoria del Big Bang. Ma sempre sui buchi neri, fu costretto ad ammettere alcuni errori. Infatti egli aveva dichiarato che i buchi neri erano oggetti in grado di divorare tutto, distruggendo anche l’informazione di ciò che inghiottivano per farla riapparire in un altro universo. Il fisico John Preskill del Caltech mise in dubbio la sua affermazione e scommise con Hawking che si trattasse di un abbaglio. In palio c’era un’enciclopedia sul baseball. Quasi trent’anni dopo Hawking consegnò al collega l’enciclopedia ammettendo che, solo sui buchi neri, aveva avuto torto.

Nel corso della sua straordinaria carriera lo scienziato ha collezionato premi e onorificenze. È stato membro della Royal Society e ammesso nella ristrettissima cerchia dell’Accademia Pontificia delle Scienze, ha vinto le prestigiose medaglie Hughes e Cople. Nel 1982 la regina Elisabetta II volle nominarlo commendatore dell’Ordine dell’impero britannico. Ma a sorpresa questa onorificenza venne rifiutata dallo scienziato che dichiarò di detestare il concetto stesso di cavaliere.

Una delle sue teorie più recenti, formulate con il fisico Thomas Hertog, del Cern di Ginevra, prevede che l’universo non abbia avuto un inizio e una storia unici, ma una moltitudine di inizi e di storie diverse. La maggior parte di questo mondi alternativi sarebbe però scomparsa subito dopo il Big Bang lasciando spazio all’universo che conosciamo. Sulla scia della moltitudine dei mondi alternativi, è rimasta famosa una risposta dello scienziato a una ragazza che gli chiese quale fosse l’effetto cosmico dell’uscita di Zayn Malik, dal gruppo pop One Direction. “Finalmente una domanda seria, consiglio di tenere d’occhio l’astrofisica perché presto verrà dimostrato che esistono tanti universi e in uno di questi certamente Zayn è rimasto nel gruppo.”

Forse ce ne è anche uno in cui Stephen Hawking, sulle sue gambe sta ancora immaginando mondi futuri.

Stephen Hawking simula la microgravità all'interno di un veicolo spaziale. Tutte le foto di questoservizio sono della Nasa

 

Il Galileo