Limitare la penuria d’acqua

del nostro pianeta

Fra i rimedi possibili, la dissalazione dell’acqua marina e lo sfruttamento dell’acqua sotterranea

 

di Bartolomeo Buscema

 

Leggendo i giornali incrociamo spesso frasi retoriche o di circostanza che ci inoculano il dubbio che molti governanti  non abbiano ben compreso la gravità della crisi climatica e le sue implicazioni che, anche se non immediate, non tarderanno a manifestarsi. Alle tante implicazioni dell’emergenza climatica, tra cui le ondate di calore e l’aumentata virulenza degli eventi atmosferici, l’estensione delle aree siccitose, recentemente se ne aggiunta un’altra che concerne la correlazione tra coronavirus e cambiamenti climatici. In realtà più che una correlazione si potrebbe parlare di derivazione da cause comuni. Abbattere gli alberi che assorbono anidride carbonica è certamente un danno all’ambiente, ma è anche un creare le condizioni di un contatto ravvicinato tra l’uomo e gli animali selvatici. Una circostanza che rende probabile il passaggio di un generico organismo patogeno dall’animale all’uomo. Ma c’è anche un’importante implicazione dell’emergenza climatica che spesso è sottaciuta: la crescente penuria d’acqua potabile e per irrigazione in alcune aree del globo.

Per quanto concerne l’acqua potabile nei Paesi del cosiddetto terzo mondo, registriamo che un miliardo e 400 milioni di persone non hanno  sufficientemente acqua per idratare il proprio corpo. Recenti stime ci dicono che nel 2025, cioè nel momento in cui nel mondo probabilmente ci saranno più di 8 miliardi di persone, le persone che non potranno avere accesso all'acqua potabile saranno più di 3 miliardi.

La situazione, come è facile immaginare, è molto grave, soprattutto in Africa, dove il 40% degli abitanti non può accedere all'acqua potabile e la metà non ha la possibilità di usufruire di servizi igienici adeguati.

Per quanto, invece, riguarda l’acqua di irrigazione, l’ultimo report “Aqueduct Water Risk “ parla chiaro: 17 Paesi nel mondo, che racchiudono al loro interno circa un quarto della popolazione mondiale, stanno affrontando un elevato stress idrico che ha come conseguenza un calo della produzione di cibo che, spesso, è la causa principale dei tanti flussi migratori che caratterizzano i nostri tempi. Notiamo che spesse volte ,però, tale penuria d’acqua non è solamente determinata da basse o inesistenti precipitazioni di pioggia, ma dalla costruzione di dighe e altre forme di infrastrutture idriche che alterano la portata a valle di un corso d’acqua condiviso, e, in alcune aree, da un uso intensivo uso per irrigare i campi coltivati a riso e cotone come succede in India e Pakistan. E ciò perché sono pochi i fiumi, anche quelli sotterranei, e i laghi che insistono totalmente entro i confini di una sola nazione. Uno scenario che evidentemente ha causato e che determinerà conflitti tra le nazioni. Ritornando al mostro tema, vediamo come la scienza e la tecnologia possono limitare la penuria d’acqua. Per quanto riguarda le zone costiere senz’altro c’è la possibilità di dissalare l’acqua di mare con nuove tecnologie che sfruttano anche le fonti rinnovabili di energia.

 

 Queste ultime, secondo l’International Water Association, cominciano ad avere costi sempre più bassi e notevoli miglioramenti nell’efficienza di dissalazione. Per quanto concerne le aree non costiere, l’unica possibilità è estrarre acqua dal sottosuolo. Registriamo che sotto la superficie dell’assetato continente africano ci sarebbero riserve idriche in grandi quantità. Eppure 300 milioni di africani non hanno accesso all'acqua potabile. Secondo una ricerca del British Geological Survey e dell'University College London, la quantità complessiva di acqua presente nel sottosuolo africano è 100 volte superiore al volume di acqua  che si trova in superficie. Si tratta, quindi, di estrarre tale enorme quantità d’acqua. Considerate le peculiarità del continente africano (maggiore radiazione solare e maggio numero di ore diurne) è possibile emungere l’acqua dal sottosuolo con impianti fotovoltaici accoppiati a sistemi di stoccaggio idrico  realizzati con l’impiego di manodopera locale  che provvederà anche al trivellamento dei pozzi. E’ chiaro che, oltre agli impianti di dissalazione, anche alimentati a energia solare, e agli impianti fotovoltaici, è necessaria un’oculata gestione integrata dell’acqua attraverso l’introduzione tecniche avanzate di raccolta dell’acqua piovana e riuso delle acque reflue. Una gestione che dovrebbe  anche guardare alle recenti scoperte della biotecnologia, tra cui  il “genome editing”, per sviluppare varietà agricole più resistenti ai patogeni e che  richiedono una minore quantità d’acqua per la loro crescita

Il Galileo