La cataratta oggi

Risultati straordinari

con l’alta tecnologia digitale

 

di Giuditta Bricchi

Ogni anno in Italia si effettuano circa 600.000 interventi di cataratta. Con l’intervento, tra i più eseguiti nelle sale operatorie italiane, si pone rimedio all’opacizzazione del cristallino, disturbo legato all’invecchiamento,  e si restituisce all’occhio un’efficienza  giovanile. Secondo le previsioni dell’Organizzazione  Mondiale della Sanità, a causa  dell’innalzamento dell’età della popolazione e dell’attesa di vita sempre maggiore, la cataratta avrà nei prossimi 20-30 anni una forte progressione, fino a raggiungere nella popolazione anziana un’incidenza del 90%. Negli ultimi cinquant’anni la ricerca scientifica ha completamente trasformato l’intervento chirurgico della cataratta e, con il continuo miglioramento  tecnologico, ha trasformato questa operazione delicata e rischiosa in un atto operatorio efficace e sempre più sicuro e risolutivo. Il Centro Ambrosiano Oftalmico (CAMO https://www.camospa.it/), dopo l’interruzione dovuta al Covid-19, ha ripreso la propria attività informativa, con una conferenza stampa in  linea, per fare il punto su “La Nuova Cataratta”.

 

Un po’ di storia 

Fino ad alcuni decenni fa, ricorda Rita Mencucci  (Azienda Ospedaliera Universitaria Careggi, Firenze), l’intervento di cataratta rappresentava uno degli atti chirurgici più complessi e rischiosi. Il paziente veniva ricoverato e dopo una serie di esami clinici, radiografie e visite specialistiche veniva operato in anestesia generale. I chirurghi, dopo avere effettuato un’incisione per estrarre il cristallino, praticavano una sutura di una decina di punti. Il decorso postoperatorio era molto impegnativo, a partire dal fatto che il paziente doveva starsene immobile a letto, con gli occhi bendati, per parecchi giorni. Le conseguenze, com’è facile immaginare, erano, soprattutto sulle persone anziane, dirompenti. A  quel tempo l’intervento non prevedeva quasi mai l’impianto di un cristallino artificiale. Dopo l’intervento, era quindi necessario l’impiego di spessissime e pesantissime lenti che rendevano la deambulazione difficile e insicura. L’intervento comportava almeno una decina di giorni di degenza ospedaliera con un decorso post operatorio molto faticoso.

Il dottor Buratto al laser a femtosecondi Catalys insieme al tecnico laser durante l’esecuzione della procedura

L’intervento oggi

In campo medico vi sono stati molti avanzamenti, ma nessuno ha presentato un miglioramento così eccezionale come quello della chirurgia della cataratta con l’alta tecnologia digitale. La maggior parte degli interventi, sottolinea Ciro Tamburelli (Direttore Ospedale Oftalmico, Roma), sono eseguiti in anestesia locale e vengono fatti senza ricovero. In base al tipo di situazione clinica del paziente ed alle apparecchiature disponibili vengono utilizzate, per operare la cataratta, parecchie tecniche: la più adoperata,  meno traumatica e con  i migliori risultati operatori e visivi è la facoemulsificazione ad ultrasuoni, soprattutto se utilizzata in associazione al femtolaser. L’operazione si articola sostanzialmente in due parti:  la rimozione della cataratta e la sostituzione del cristallino con un cristallino artificiale.

 

 La tecnologia 

La tecnologia, spiega Lucio Buratto (Direttore scientifico di  CAMO, Milano), costituisce parte integrante dell’operazione di cataratta: nella fase preoperatoria, per programmare nel dettaglio l’intervento, nella  parte chirurgica, per la sua esecuzione e nel decorso postoperatorio, per il controllo degli esiti. Il percorso clinico preoperatorio inizia con la pianificazione chirurgica e refrattiva dell’intervento. A tale scopo vengono eseguiti numerosi esami diagnostici, tutti computerizzati, che richiedono  un’ analisi accurata  da parte del chirurgo. Durante l’intervento il chirurgo é guidato da strumenti di alta tecnologia digitale. L’innovazione high-tech  sta sempre più perfezionando la chirurgia della cataratta, consentendo  accuratezza, precisione e ripetibilità non altrimenti  raggiungibili dalla mano dell’uomo e arrivando  quasi a una chirurgia  robotica.

 

Esami diagnostici preparatori

L’elenco degli esami diagnostici preparatori può dare un’idea, anche al profano, di quante informazioni si possono ottenere con  strumenti informatici adeguatamente programmati:

        Topografia corneale per studiare la superficie anteriore dell’occhio

        Pachimetria per rilevare lo spessore della parte anteriore dell’occhio ( cornea)

        Biomicroscopia endoteliale per studiare la quantità e vitalità delle cellule della cornea 

        Biometria contactless per misurare  la lunghezza del bulbo oculare e prendere altre  esatte misure della parte anteriore dell’occhio. L’esame  permette poi attraverso formule di calcolo e algoritmi di pianificare la refrazione postoperatoria

        Pupillometria per misurare il diametro pupillare (una pupilla stretta o troppo ampia per esempio escludono la scelta di una lente multifocale)

        Tonometria per misurare la pressione oculare ed escludere ad esempio il rischio di glaucoma

        OPD  strumento chiamato topo-aberrometro, che consente di valutare la situazione refrattiva completa dell’occhio ( cioè misurare la miopia e altri difetti)

        OCT ( Tomografia Ottica Computerizzata)   che permette di esaminare, quasi come fosse un esame istologico, le parti più importanti della retina per escludere patologie ed assicurare un ottimo risultato funzionale postoperatorio.

Sistema di riconoscimento elettronico dell’occhio del paziente che si utilizza per il perfetto allineamento delle lenti inserite all’interno dell’occhio

 

Rimozione della cataratta con facoemulsificazione

La facoemulsificazione è la tecnica considerata più sicura e precisa per rimuovere il cristallino opaco. Questa metodica  comporta una guarigione più rapida ed il recupero visivo più precoce, specialmente dopo  tutte le innovazioni tecnologiche introdotte negli ultimi anni. Attraverso una incisione di circa  2,4  mm viene rimosso l’involucro anteriore della cataratta. Viene poi frammentata in piccolissimi pezzi la parte centrale (il nucleo) ed infine viene aspirata la parte periferica molle. Attraverso la stessa incisione viene poi inserito un cristallino pieghevole, che non richiede  quasi mai necessità di sutura. In alternativa l’apertura può essere ampliata a 6,0 mm per inserire un cristallino rigido con la necessità poi di qualche punto di sutura.

Il femtolaser 

Il laser a femtosecondi (o femtolaser) è lo strumento che ultimamente ha determinato i più importanti progressi nella chirurgia della cataratta. Utilizzando la radiazione infrarossa, con impulsi della grandezza di pochi micron e di durata dell’ordine del femtosecondo (= 1 miliardesimo di secondo), non danneggia i tessuti oculari e  fornisce precisione e sicurezza, non raggiungibili da bisturi e pinze chirurgiche. Usare il laser è un grande vantaggio perché, riducendo la  manipolazione meccanica all’interno dell’occhio, diminuisce il rischio che, per l’intervento, le strutture oculari ne possano soffrire. Inoltre le incisioni del laser sulla cornea, oltre ad essere eseguite con un raggio di luce invece che con un bisturi, sono  esatte, al millesimo di millimetro,  e facilmente programmabili, per forma, dimensione, profondità ed estensione. Il femtolaser viene utilizzato in più fasi dell’operazione. Attraverso un’accurata programmazione informatica esso consente di rilevare in maniera estremamente precisa le misure delle strutture anteriori dell’occhio. Lo strumento permette poi di eseguire il taglio del tessuto corneale monitorando con precisione la sua estensione e profondità. Per quanto riguarda la cataratta vera e propria, consente il taglio dell’involucro anteriore (e quindi non più aghi dentro l’occhio!) per il raggiungimento della porzione centrale dura della cataratta (nucleo), frantumandola  per la sua successiva rimozione.

     Sala operatoria durante un intervento di cataratta chirurgia refrattiva con laser a femtosecondi

Il cristallino artificiale

Il cristallino artificiale o IOL (Intra Ocular Lens) è una piccola lente in materiale plastico  biocompatibile che viene inserita all’interno dell’occhio dal chirurgo durante la fase terminale della seduta operatoria. Esso viene collocato  proprio nella posizione originalmente occupata dal cristallino umano. La lente intraoculare, correttamente inserita in un occhio. è perfettamente tollerata e non comporta fenomeni di rigetto. Inoltre il materiale con cui è costruita è pressoché inalterabile nell’arco di vita del paziente. Questa lente, una volta posizionata, rimane fissa entro l’occhio e non richiede di essere pulita o sostituita. Essa rimpiazza il cristallino naturale opacizzato (cataratta) e restituisce all’occhio una visione pressoché naturale. Il cristallino artificiale può essere rigido o morbido; ambedue funzionano ottimamente. Si preferisce il cristallino morbido perché potendo essere piegato può essere inserito attraverso un’incisione molto piccola; in tal modo si evita l’applicazione di punti di sutura. In Italia sono circa quattro milioni e mezzo  i portatori di un cristallino artificiale. Nel mondo si calcola che i cristallini artificiali inseriti, negli ultimi due anni, siano circa cinquanta milioni. Il cristallino artificiale,  considerando il miglioramento portato nella qualità della vita di così tante persone, è probabilmente la più importante innovazione della moderna oftalmologia.

 

Il cristallino “multifocale”

Il cristallino artificiale standard non consente di fare tutto ciò che un cristallino umano sano è in grado di fare, poiché è monofocale; perciò dopo l’intervento, sono quasi sempre  necessari, occhiali per aiutare l’occhio ad ottenere la miglior visione da vicino o da lontano. 

La  tecnologia delle lenti intraoculari (IOL) ha fatto però, in questi ultimi anni, notevoli progressi, come spiega  Daniele Tognetto ( Direttore U.OP. Clinica Oculistica Università di Trieste). L’obiettivo ora non è più soltanto di far recuperare ai pazienti la visione da lontano con un cristallino standard monofocale, ma di migliorarne la capacità visiva riducendo al minimo la dipendenza dagli occhiali, inclusi quelli da lettura.

Sono infatti disponibili lenti intraoculari in grado di fornire  visione a tutte le distanze: vicino, intermedio e lontano, minimizzando o eliminando così l’uso di occhiali; sono i cristallini “multifocali”, in grado cioè di consentire una buona acuità visiva, sia da lontano che da vicino, eliminando o riducendo enormemente la necessità di utilizzare gli occhiali.

Il Galileo