Incendiato il Wall of dolls

il  simbolo della violenza alle donne

ideato da Jo Squillo

 

 

 

di Magali Prunai

 

 

 

Fra le vie del vecchio tracciato medioevale, fra un locale della vita notturna e le tipiche case a schiera, non troppo lontano dal poco noto parco dell’anfiteatro romano e dalle famosissime colonne di San Lorenzo, sorge ormai da sei anni nel centro di Milano una installazione dedicata a tutte le donne che hanno subìto una violenza: il “wall of dolls”.

Si tratta di una parete sulla quale vengono periodicamente aggiunte bambole, creazioni ad hoc, con lo scopo di sensibilizzare in modo perenne la popolazione all’odioso tema delle violenze di genere.

Ho trovato sulla mia strada questa installazione quasi per caso. Durante una passeggiata nel tragitto università-casa il mio sguardo cadde su una parata di bambole di pezza, barbie e scritte. Mi avvicinai perplessa, lessi la targa esplicativa, feci qualche foto e tornata a casa trovai in internet tutta la storia e il messaggio del “wall of dolls”.

Un messaggio alla popolazione, un’iniziativa portata avanti dalla cantante Jo Squillo, che si rinnova ogni novembre, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Se Metternich era convinto che quando Parigi sternutiva la Francia intera si ammalava, oggi, a distanza di quasi due secoli, possiamo dire che quando Milano promuove delle innovazioni anche il resto d’Italia la segue, tanto che l’iniziativa si è sviluppata in diverse città della penisola.

Il muro dato alle fiamme

Un muro discreto, che passa quasi inosservato ma carico di un messaggio che forse ancora oggi, nel 2020, infastidisce qualcuno.

Nella notte fra domenica 19 e lunedì 20 luglio dei vandali, probabilmente perché non sapevano come altro passare la serata, o forse perché volevano dimostrare tutto il loro disprezzo a quelle bambole innocenti, hanno dato fuoco a questo simbolo.

Il 31,5% delle donne in Italia, più di 6 milioni, fra i 16 e i 70 anni ha subito una qualche forma di violenza, fisica o sessuale, nel corso della vita. Di queste, il 20,2%, che equivale a 4 milioni di donne, ha subito una violenza fisica; il 21% una violenza sessuale; il 5,4%, circa 1 milione di donne, una forma grave di violenza sessuale come lo stupro e il tentato stupro.

Molte violenze si continuano a perpetrare all’interno delle mura domestiche, ma sono frequenti anche quelle ad opera di amici, colleghi e, ultimi ma non ultimi, da parte di sconosciuti.

Il lockdown ha, purtroppo, aumentato il problema con una convivenza forzata che spesso è degenerata in violenza. In questi mesi in Italia la richiesta di aiuto ai centri antiviolenza è aumentata del 73% rispetto allo stesso periodo dello stesso anno. Purtroppo la maggioranza non denuncia (dati Istat).

 

Le bambole del “wall of dolls” sorridevano ai passanti dall’alto della loro postazione, ricordando pacificamente, senza disturbare nessuno, se non forse le coscienze di alcuni, il loro messaggio. Forse erano colpevoli proprio di questo, o forse erano solo le bambole sbagliate nel posto sbagliato.

Ma anche dopo lo scempio del fuoco si trovano ancora al loro posto, un po’ annerite, ma sorridenti, a ricordarci che c’è ancora molto lavoro da fare.

Il Galileo