2020: L’ANNUS HORRIBILIS

DEL GENERE UMANO

 

QUANDO L’ANNO BISESTILE PRENDE TROPPO SUL SERIO IL MODO DI DIRE “ANNO BISESTO, ANNO FUNESTO”

 

di Magali Prunai

 

Calendario cistercense del X secolo

Ogni quattro anno si ripete la stessa storia, febbraio avrà un giorno in più e si prevedono disastri e catastrofi.

La necessità di aggiungere un giorno ogni 4 anni, o meglio in quegli anni divisibili per 4 o 400 se terminano con un doppio zero, fu individuata da Papa Gregorio XIII che, introducendo l’ancora attuale calendario gregoriano, tentò di colmare la discrepanza fra anno civile (quello regolato dall’uomo con la misurazione del tempo) e anno solare (periodo compreso fra due passaggi successivi del Sole all’equinozio di primavera).

Nei secoli passati un giorno in più, anche se motivato da una rigorosa spiegazione scientifica, creava una certa inquietudine tanto da attribuirgli significati magici carichi di messaggi nefasti e paurosi.

Mai come nel 2020 potremo dire che effettivamente gli anni bisestili non sono fra i più fortunati.

A fine 2019 una sorta di sensitiva-maga delle star di Hollywood prediva la fine del mondo, terremoti devastanti a Roma ed eruzioni vulcaniche nel sud Italia, che più che la fattucchiera americana sembrava il programma elettorale di quel partito che un tempo voleva dividere l’Italia in due. Il terremoto devastante, comunque, in senso metaforico c’è stato un po’ in tutto il mondo.

Il febbraio 1712 in un almanacco svedese si nota il 30 febbraio

Stavamo ancora brindando al nuovo anno, il 3 gennaio, che il generale iraniano Qassem Soleimani perde la vita in un raid aereo americano in Iraq. Il mondo scopre l’esistenza di questa figura politica importante e si sfiora la terza guerra mondiale. Cos’altro mai potrà accadere in un anno che inizia con la minaccia di un conflitto mondiale molto più pericoloso dei precedenti?

Le notizie che arrivano dalla Cina su questo pericoloso Coronavirus sono sempre più preoccupanti, anche se l’occidente non sembra accorgersene e preoccuparsene. In Italia si inizia ad avere paura della Cina, dei suoi negozi e ristoranti tanto che una parte di popolazione inizia a boicottarla mentre un’altra decide di essere più solidale. È appena passato il capodanno cinese e non si prendono provvedimenti sanitari seri nei confronti di chi rientra da un paese dove è, a tutti gli effetti, in atto una pandemia.

Già da mesi i troppi casi di polmonite insospettiscono i medici che, però, non vengono ascoltati. I casi aumentano finché un medico decide di non seguire i protocolli stabiliti dal ministero della salute e, in un paziente veramente grave, pratica un tampone faringeo per cercare un’eventuale infezione da Coronavirus. Siamo a Codogno, in Lombardia, a fine febbraio. La paura dilaga, i supermercati vengono presi d’assalto per paura che non arrivino più i rifornimenti. Non si esce di casa, inizia una folle corsa alle mascherine che diventano introvabili, la gente scopre che per non ammalarsi è necessario lavarsi e tenere pulita la propria casa, i propri indumenti. Molti medici spiegheranno come lavarsi le mani, ricorderanno anche che la biancheria va indossata pulita ogni giorno.

I malati, gravi, aumentano. Le sirene delle ambulanze diventano la colonna sonora dell’inverno e della primavera 2020. Quasi tutti i governi europei impongono un “lockdown”, un confinamento. Gli europei sono chiusi in casa e aspettano. Aspettano che i contagi finiscano e che si possa tornare a una vita normale. I giorni passano, si può uscire solo per ragioni importanti come la spesa, andare dal medico o in farmacia. Non si può fare una passeggiata per il gusto di farla, non si può andare al parco giochi o, peggio ancora, in visita a casa di un amico o un parente, giovane o anziano, residente nello stesso comune o addirittura in un’altra regione. Si sta a casa e si aspetta. E i giorni passano e una fine sembra non arrivare mai.

Prima pagina della bolla papale "Inter gravissimas"

Il Papa pregherà in una piazza San Pietro deserta per chiedere la fine di quella che ormai l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha chiamato pandemia.

Arriva Pasqua e si inizia a intravedere una qualche speranza, ma per ricominciare a muoversi sul proprio territorio comunale senza una delle tante autocertificazioni prodotte dal governo con gli ormai ben noti DPCM, bisogna aspettare il 4 maggio. Per avere maggiori libertà dovremo aspettare, noi italiani, di superare il 2 giugno. Il governo non dichiara un liberi tutti, eppure è il messaggio che passa accompagnato dalla quasi totale assenza di controlli sulle strade. Si parte per le vacanze, ci si abbraccia, bacia, si buttano le mascherine e il Covid19 torna, pian piano, a farsi strada nei polmoni della gente. La Francia vedrà l’arrivo della seconda ondata già ai primi di settembre, ma impiegherà più di un mese prima di prendere decisioni serie per bloccare la nuova diffusione dell’epidemia. In Italia fra la fine di settembre e i primi di ottobre si ricomincia a precipitare verso il baratro. Le sirene delle ambulanze pian piano aumentano di nuovo e alla fine di ottobre 2020 il nostro paese viene suddiviso in tre zone di pericolosità: gialla, arancione e rossa. Ogni due settimane il ministero della salute, valutando 21 parametri, fra i quali l’indice RT, deciderà se cambiare o meno il colore. Ed è così che la Lombardia, regione dove non erano disponibili i vaccini antinfluenzali per tutti i suoi 10 milioni di abitanti, regione che conta 1/3 del totale dei deceduti per Covid sull’intero paese, da rossa diventa arancione e prevede di diventare gialla prima di Natale.

Il Natale. Il Natale, capodanno, le feste di piazza, le settimane bianche. Argomenti spinosi ma che vanno trattati. La gente vuole festeggiare in famiglia, raggiungere le seconde case, divertirsi sulla neve. Il presidente del consiglio italiano, Giuseppe Conte, annuncia la sera del 3 dicembre che fino al 6 gennaio tutto ciò non sarà possibile. Non sarà possibile uscire dalla propria regione, dal proprio comune, gli impianti sciistici potranno aprire solo a partire dal 7 gennaio, salvo disposizioni future differenti, insieme alla ripresa totale, o quasi, della didattica in presenza. E sì, perché uno dei punti focali della lotta contro questa terribile malattia, definita da qualche scienziato molto poco prudente una banale influenza, è stato quello di mettere gli studenti e i professori a casa a fare lezione da un computer. Un sistema di fare scuola impersonale, si è detto, scomodo e che aumenta il divario fra chi è più ricco, con un computer tutto suo e un luogo dove fare scuola in tranquillità, e chi a malapena ha una connessione internet sul cellulare.

Nel 2020 moriranno in tanti. Medici, infermieri, personale socio-sanitario, gli anziani delle case di riposo, cittadini comuni. Morirà Luis Sepulveda, Sergio Leone, Sergio Zavoli, Ezio Bosso, Gigi Proietti. Non tutti per Covid, ma la tristezza della loro scomparsa si aggiunge a quella del periodo sciagurato che tutto il mondo sta vivendo. Alla tragedia si aggiunge anche il gravissimo incidente dell’atleta paraolimpico Alex Zanardi, ricoverato ormai dalla scorsa estate. Un barlume di speranza, una bella notizia arriva a maggio quando viene annunciata la liberazione della cooperante italiana, Silvia Romano, rapita a novembre 2018 in Kenya. Il paese intero festeggia, anche se con prudenza, il suo ritorno a casa, anche se qualcuno non vede di buon occhio il suo lavoro, la sua conversione all’Islam. Del resto ci siamo abituati, per quanti gioiscono per una notizia altrettanti criticano e mettono in dubbio.

Schema dei mesi sulle nocche della mano

Aumentano infatti i negazionisti, aumenta chi incita ad andare negli ospedali a verificare che è tutto falso, aumenta chi insegue le ambulanze e tenta di impedire a chi è a bordo di svolgere il proprio lavoro, accusandoli di spaventare appositamente la cittadinanza girando a vuoto con le sirene accese. Una follia collettiva che molti medici classificheranno come paura, ma che si è dimenticata delle strazianti immagini dei camion militari che portano via le bare da Bergamo perché la città non ha più posto al cimitero. Immagini che difficilmente ci toglieremo dagli occhi e che mai dovremo dimenticare.

Mentre l’Europa piangeva i suoi morti e si chiudeva in casa, negli Stati Uniti, il paese che possiamo dire fra i più colpiti in tutto il mondo, non solo non prende provvedimenti ma si distingue, come sempre, per il suo razzismo. Un uomo nero viene ucciso, soffocato da un ginocchio sulla gola durante un arresto. Arresto immotivato. Inizierà un movimento di massa, il Black Lives Matters, che manifesterà in ogni città fra disordini e applausi contro le forze dell’ordine e un sistema corrotto che ancora oggi, nel 2020, agisce contro il colore della pelle di una persona e non contro i suoi eventuali atti criminosi. Parteciperanno molti esponenti della politica americana, come la sindaca di Washington.

Gli Stati Uniti continuano a far parlare di sé anche quando questi movimenti sembrano un po’ assopirsi. Le elezioni presidenziali vedono come vincitore indiscusso Joe Biden, classe 1942, nonostante il presidente uscente, Donald Trump, neghi la sconfitta accusando di brogli i democratici. Alla fine qualsiasi accusa viene rispedita al mittente e possiamo aspettare con gioia il suo giuramento, a gennaio 2021, e l’entrata in azione di tutta la sua macchina governativa che vede una massiccia presenza femminile. Prima fra tutte la sua vice presidente, Kamala Harris, nata nel 1964 a Oakland da madre indo-americana e padre di origine giamaicana.

Forse quella di Biden, insieme all’annuncio di un vaccino contro il Covid19 con un’efficacia superiore al 90%, è l’unica vera buona notizia di tutto il 2020 che più che un anno dell’era moderna sembra estrapolato dalla Bibbia. Ci mancano solo le 7 piaghe d’Egitto per fare l’en plein.

A no, a febbraio 2020 il Corno d’Africa ha subito un’invasione di locuste.

Dicembre è ancora lungo e può ancora succedere molto, aspettiamo il 2021 per toglierci la sfortuna di dosso e poterci considerare dei veri e propri sopravvissuti.

Il Galileo