I LIBRI

 

 

Domenico Paravati: “Notti bianche a San Pelagio -  Anni Ottanta, una divertente battaglia elettorale in un paesino del Sud Italia” – Editore: Yucanprint -  12,50

Recensione di Giuseppe Prunai

 E’ uscito in questi giorni un romanzo postumo di Domenico Paravati  (foto a destra), un giornalista del Giornale Radio Rai scomparso il 29 ottobre dello scorso anno. Paravati lo aveva scritto nel 1981 ma non lo aveva mai pubblicato – scrive l’Autore in un’introduzione - per non urtare le persone coinvolte, anche se tutte sono protette da pseudonimi, anche se il tono della narrazione è estremamente leggero ed ironico. Anche il paese di cui si parla, San Pelagio, è il finto nome di San Floro, un comune della provincia di Catanzaro, dove Paravati è nato nel 1942.

E’ stato il figlio di Alessio a ritrovarlo fra le carte del padre e a curarne la pubblicazione. Al sottoscritto, che conosceva Paravati dalla fine degli anni 60, è toccato scriverne la prefazione.

La  narrazione è quella di una campagna elettorale per le amministrative di San Pelagio che vede confrontarsi due schieramenti: i democristiani e i socialcomunisti che, dopo una serie di polemiche, di discussioni e di scontri, raggiungono un’intesa su un programma e su una lista. Fra i candidati, anche l’Autore che compie numerosi viaggi fra Roma e San Floro per portare avanti la campagna elettorale che ruota attorno ad una serie di opere pubbliche da realizzare e a numerose iniziative a favore della popolazione.

 Ma i democristiani hanno un asso nella manica: fanno approvare il progetto per una strada che colleghi San Pelagio a Coràce, la strada 88 di cui si parla da prima della guerra e che era stata più volte promessa da vari politicanti, ma mai realizzata. Alla vigilia delle elezioni, compare una ruspa per preparare il tracciato della strada. Ma l’avranno poi realizzata? Il libro non lo dice ed io che conosco abbastanza bene la Calabria, soprattutto, l’Italia e – perché no? – i democristiani, ho qualche dubbio e mi astengo dal chiedere informazioni.

Quello che nota subito il recensore, è il linguaggio essenziale, scarno della narrazione. Sembra un testo del GR, una notizia di 5 righe per un breve. Del resto tanto Paravati che il sottoscritto, agli inizi della loro carriera rtadiofonica, sono rimasti chiusi in  redazione a sfornare a getto continuo notizie di 5 righe dattiloscritte su foglio A4 per i GR brevi e notizie da  2 righe e mezzo, massimo 3, per i GR telefonici che allora venivano redatti dalle redazioni dei GR della RAI.

Il testo sembra un parlato e la lettura scorre veloce mentre dalle pagine sembra veder balzare fuori i vari personaggi, alcuni vere e proprie macchiette,  come si ritrovano in ogni piccolo centro, altri più seri, acculturati e desiderosi di realizzare il bene del  comune.

Il libro è corredato di un vasto apparato critico con la spiegazione di alcune situazioni locali e di numerosi idiotismi del dialetto locale. Non dimentichiamo che il nostro Mimmo è l’autore del Vocabolario del dialetto calabrese di San Floro, pubblicato alcuni anni fa.

Il Galileo