nobel per la Chimica 2004
intervistato da
Luisa Monini
Luisa Monini intervista Aaron Ciechanover, Nobel per la Chimica 2004
di Luisa Monini
Lindau 25 giugno 2023. La 72ma edizione
di Lindau dedicata alla Fisiologia e Medicina si è aperta il 25 giugno con un
Panel dedicato alla Diversità e al Merito nella Scienza. Sul palco della
Inselhalle, gremita da oltre 600 giovani ricercatori provenienti da ogni parte
de mondo, i Premi Nobel Martin Chalfie ed
Emmanuelle Charpentier, con altri scienziati, hanno dato vita ad un
interessante dibattito sulla possibilità per ricercatori di talento,
indipendentemente dalla loro formazione, genere, background socio-economico o
Paese di origine, di avere pari accesso e sostegno nelle loro ricerche e se il
sistema dei meriti affrontasse adeguatamente i pregiudizi e le disparità di
opportunità nel mondo scientifico.
Inevitabile si finisse a parlare anche della onorificenza più ambita cui uno
scienziato possa aspirare: il Premio Nobel.
E ci si è chiesto come mai su 989 Premi Nobel assegnati dal 1901 ad oggi, gli
Stati Uniti d’ America ne vantassero ben 403; il numero più alto in assoluto.
Diversità e Merito nelle Scienze
Aaron Ciechanover, Nobel per la Chimica 2004, non era presente nella Inslhalle
ma, nella intervista che mi ha concesso poco dopo, gli ho riferito alcune
suggestioni emerse dal panel; come, per esempio, che l’America, da Paese ricco
quale era ed è, poteva investire grandi somme nella ricerca scientifica,
incentivando soprattutto quelle dalle quali poter trarre maggiori vantaggi
economici.
Ciechanover ha subito chiarito il suo punto di vista sostenendo che il Comitato
dei Nobel cerca davvero l'eccellenza nella Scienza, indipendentemente dal Paese
di provenienza, ed avanza una sua ipotesi sul perché la maggior parte dei Premi
Nobel siano americani, partendo dai fatti storici del secolo scorso e ricordando
che l'Europa è stata la capitale della scienza fino alla seconda guerra mondiale
e che la Germania, con il
Kaiser Wilhelm Gesellschaft, rappresentava la scienza dominante
fino a quando Hitler arrivò e distrusse tutto, uccise l'intellighenzia e
cacciò gli ebrei, se non li sterminò “Non bisogna dimenticare che l'Europa ha
subito una grande guerra negli anni Trenta e Quaranta e che ne è uscita
distrutta. Molti scienziati sono fuggiti negli Stati Uniti dove hanno avuto
l'opportunità di progredire nelle loro ricerche in grande stile”. Ciehanover ha
anche ricordato che negli Stati Uniti ci sono
Università molto importanti che hanno sviluppato un nuovo modo di fare
scienza che non riconosce una gerarchia, come in Europa è stato fatto per
anni:”In America”, sostiene il Nobel, “una volta ottenuto un posto
all'Università, si può fare qualsiasi cosa si pensi nella propria immaginazione,
senza sottostare a nessuno. Non c'è dubbio che l'America sia diventata la
capitale della scienza nel mondo”. Lo scienziato è però convinto che oggi,
grazie anche alle azioni messe in campo dall' U.E., alcuni Paesi stiano
diventando superpotenze nella Scienza
e che sono numerosi gli scienziati europei ai quali è stato conferito il
Premio Nobel così come anche altri importanti riconoscimenti. C’è un particolare
che il Nobel tiene inoltre a ribadire e cioè che l'America non è un Paese bensì
un Continente con oltre 300 milioni di persone e che non c'è un Paese in Europa
che abbia questa grande potenzialità: “ La stessa Germania oggi conta circa 80
milioni di abitanti; l’ Italia, 60; la Francia, 67; l’Inghilterra circa 56
milioni. Tutte queste Nazioni insieme non fanno l'America che quindi resta al
primo posto. Ma l'Europa oggi sta facendo importanti progressi nelle Scienze”.
Donne Premi Nobel
Ricordo a Ciechanover che non si può ignorare che le donne scienziate che hanno
ricevuto il Premio Nobel dal 1901 ad oggi siano appena 59 (Marie Curie ha
ricevuto l' onorificenza due volte, per la fisica e per la chimica, per cui in
realtà le scienziate premiate sono 58).
Ciechanover riconosce che sì, questo è un gran problema ma è ottimista in merito
perché: “ Stiamo passando da uno stadio in cui l'abbiamo ignorato a uno in cui
riconosciamo che il problema esiste. Il Comitato dei Nobel sta facendo molti
sforzi per contrastare questa tendenza e molto lavoro per individuare scienziate
eccellenti” e puntualizza che: “I Premi Nobel consegnati oggi sono per lavori
realizzati dagli scienziati 30/ 40 anni fa; tempo necessario perché le loro
ricerche abbiano dimostrato di essere davvero importanti per l’ Umanità. Allora
le donne nelle scienze erano ancora discriminate. Oggi vediamo che questa realtà
sta cambiando; si sa che c'è un problema e penso che questo sia un importante
passo avanti. Si arriverà ad un equilibrio quando le scienziate di questa
generazione otterranno eccellenti risultati che saranno riconosciuti dal
Comitato Nobel tra 10, 15, 20 anni ”.
Aaron Ciechanover, Nobel per la Chimica 2004
Ricerca tra intelligenza, intuizione e visione
Parlando di ricerche importanti, quelle che possono far candidare uno scienziato
al Nobel, ricordo a Ciechanover che, circa 50 anni or sono, lui lavorava
ad una ricerca che poi ha portato alla scoperta del complesso
Ubiquitina-Proteasoma, anche se, per sua stessa ammissione, allora non sapeva
bene come sarebbe andata a finire. Gli chiedo quindi se ritiene che ogni
scoperta contenga un elemento irrazionale o una intuizione creatrice.
Ciechanover ammette che sì, l’intuizione ha una sua importanza ma deve essere
accompagnata dall’ intelligenza; l’elemento irrazionale è ciò che poi fa la
differenza tra chi preferisce seguire strade asfaltate e chi invece preferisce
percorrerne di nuove, mai esplorate prima: “Quando ho iniziato il dottorato,
sono andato da un mentore un po' avventuroso. Lui ha avuto l'intuizione che ci
fosse qualcosa da scoprire e io l'ho seguito perché amo anche io le sfide: non
puoi prendere una strada asfaltata, la scienza non può essere così. Devi avere
una intuizione e farti la strada da solo. Questo richiede coraggio, conoscenza e
consapevolezza di cosa sta succedendo passo dopo passo. Io vengo da un Paese
molto piccolo” racconta il Nobel ”Siamo solo 9 milioni di persone. Siamo un
Paese giovane. Nessuna tradizione. Se avessimo cercato di competere con i grandi
americani, avremmo perso in partenza. Quindi abbiamo adottato un approccio
completamente diverso, andando ad indagare sulla degradazione delle proteine
quando nessuno pensava ad una simile ricerca. Si pensava fosse cosa semplice. E
si è rivelato per niente semplice e quello che è venuto dopo ha seguito uno
sviluppo del tutto naturale che ha portato il sistema proteosoma- ubiquitina
a diventare una piattaforma importante per lo sviluppo di farmaci per la
cura di malattie importanti: da quelle neurodegenerative, a quelle
cardio-circolatorie, ai tumori stessi. Come medico ho curato i pazienti uno a
uno, come il chirurgo opera i suoi pazienti, uno per uno. Ma quando la ricerca
porta allo sviluppo di farmaci, allora si può influenzare la vita di milioni di
persone. Anche se non le conosci sai che, grazie alla tua ricerca, molte persone
nel mondo hanno l’opportunità di poter guarire dalle loro malattie. E questo,
come medico, mi rende molto felice”.
Nuovo Rapporto Medico-Paziente
Chiedo al Nobel cosa pensa della deriva della moderna medicina con i dottori che
si affidano sempre più al computer e al web nel rapporto con i propri pazienti
e se prevede che in futuro si potrà tornare a una medicina più
umanistica. Ciechanover è consapevole del fatto che la gente stia davvero
soffrendo per questo: “Quando i pazienti vanno dal medico, il medico non li
guarda neanche. Il dottore guarda il computer e la gente questo lo vede, lo
sente, specialmente nei momenti difficili, specialmente se hanno malattie molto
importanti come il cancro o l'Alzheimer. Avrebbero bisogno di un aiuto
immediato, di una mano calda, di una carezza”. A questo punto il Nobel introduce
una ulteriore considerazione sulla enorme carenza di medici, sulla popolazione
mondiale che invecchia e con sempre
più malati da curare: “Temo che la risposta sulla medicina umanistica si riduca
al fatto che noi medici siamo lì per aiutare le persone, anche se i pazienti non
trovano più in noi un atteggiamento paterno, affettuoso. Ma oggi non possiamo
preoccuparci e accontentarci di dare comprensione e amore. Quello che importa
davvero è che il paziente sia curato da un buon medico. D'altra parte, con la
medicina personalizzata, la cura è molto più precisa, molto più mirata, con meno
effetti collaterali, meno distruttiva per i pazienti oncologici sottoposti a
chemioterapia. La medicina, se vista più dal lato professionale, diventa molto
più efficace e risolutiva”. Il Nobel ricorda che suo padre morì d'infarto: “Non
c'era cardiologia invasiva, nessun bypass coronarico, niente. Le persone 100
anni fa morivano all'età di 50 anni. Niente antibiotici, niente raggi X. Questa
era la realtà. Oggi tutto è cambiato e in meglio! Ho 76 anni e non avrei mai
immaginato, quando ero giovane, di vivere così a lungo. E non solo di vivere
così a lungo, ma di essere ancora sano e attivo e di poter viaggiare e fare
ricerca ed essere consapevole di ciò che mi circonda. Viviamo molto più a lungo
e in salute; molto meglio dei nostri genitori e dei
nostri nonni. Pensate all'aspettativa di vita, pensate alle indagini
diagnostiche sempre più sofisticate, alle procedure sempre più mini invasive,
pensate al numero crescente di persone con cancro che oggi con questo terribile
male riescono a convivere a lungo; pensate alla terapia immunitaria per il
melanoma, per il cancro al cervello, per il cancro ai polmoni. Pensate ai
vaccini e a quello che è successo con la pandemia: in dieci mesi abbiamo avuto
un vaccino che tutti gli scienziati dovrebbero apprezzare perché viene dalla
scienza stessa. Il fatto che tu ed io stiamo parlando oggi, ma non potevamo
incontrarci un anno e mezzo fa significa che la scienza ha interferito nel mezzo
e ha reso possibile l'incontro tra noi due. Quindi stiamo facendo molto meglio
perché abbiamo aperto le porte della scienza; la Scienza è la soluzione ”.
A tal proposito chiedo al Nobel se pensa che la Scienza oggi possa spiegare
tutto. La risposta di Ciechanover anche questa volta è immediata e molto chiara:
“Se la Scienza potesse spiegare tutto allora non avremmo più bisogno della
Scienza. No, il discorso è diverso. La scienza si sta evolvendo, è in continua
espansione. Per ogni domanda a cui troviamo una risposta, ce ne sono altre dieci
in arrivo. La scienza è così e dovremmo essere consapevoli che la conoscenza sia
molto piccola rispetto a ciò che non conosciamo. La scienza deve andare avanti e
questo i politici devono capirlo! Dovremmo avere un dialogo con loro per
spiegare quanto sia importante investire nella scienza perché, alla fine, questo
è un investimento migliore che in qualsiasi altra banca perché non è solo un
investimento nella scienza ma anche nell'educazione della gente a capire la
scienza che favorisce la formazione di ingegneri, di medici, di professionisti.
Ed è necessario costruire un Ecosistema che sia il fondamento delle risorse
umane. Il Capitale Umano è ciò in cui bisogna investire. La Scienza fa parte del
capitale umano: sono le Università, le Scuole superiori, le Elementari, l'Asilo:
l' Istruzione, Si tratta di questo! Si tratta alla fine di avere la propria
opinione. Perché se non avete la vostra opinione, allora potete essere
sottoposti al lavaggio del cervello da regimi totalitari, dai dittatori, da
chiunque. E questo riguarda l'educazione. Sì!”