di Magali Prunai
Ero in università, qualche annetto fa, e partecipavo alla campagna elettorale
per le imminenti elezioni studentesche.
Finito il volantinaggio del pomeriggio si inizia a riordinare il materiale per
riporlo correttamente. C’era un tavolo da riportare nell’auletta messa a
disposizione dall’Università Statale per le associazioni studentesche e ci si
pose il problema su chi e come se lo dovesse caricare in spalla. Oltre a me
c’erano due ragazzi e una ragazza di uno dei collettivi studenteschi più a
sinistra; uno dei ragazzi era infortunato, io fui definita “troppo signorina bon
ton” per sporcarmi le mani e quindi l’altro ragazzo si rivolse alla compagna di
lotta e le disse “hai voluto la parità? Ora porti i pesi!”.
L’intera situazione mi infastidì non poco, mi infastidì essere definita “troppo
bon ton” per abbassarmi a lavori più umili, nonostante fosse un’ora che fermavo
chiunque mi passasse accanto per rimbambirlo di chiacchiere e dargli un
volantino elettorale, e, soprattutto, mi infastidì quel commento sulla parità
uomo-donna. Mi infastidì da chi proveniva e il significato che si dava a
un’intera lotta, anzi che non si dava.
Sembra scontato, ma come dicevano i latini “repetita iuvant”. Parità di genere
non vuol dire che uomini e donne sono entrambi dei culturisti che si massacrano
di sport per sollevare tavoli e sedie con un dito. Conosco e ho conosciuto
uomini tanto gracilini da avere paura di spezzarli con una stretta di mano e
donne che ti rompono due dita dandoti la mano. Parità di genere vuol dire stesse
opportunità e stesse possibilità per tutti indipendentemente dal sesso. Parità
di genere vuol dire che se discriminazione deve esserci, che sia basata sulle
competenze, le capacità e l’intelligenza e non sul sesso.
Parità di genere vuol dire parità di salario, stesse possibilità di fare
carriera, vuol dire avere il diritto di scegliere se sposarsi o meno, se fare
figli oppure no senza essere giudicati per le proprie scelte. Vuol dire non fare
“bodyshaming” su una donna in carne e dire che un uomo con la pancetta è più
affascinante.
Parità di genere vuol dire che se una donna soffre per la perdita dei suo
capelli, anche un uomo che inizia a dire di avere la stempiatura alta soffre e
non c’è nulla di cui vergognarsi.
Parità di genere vuol dire non dire a un uomo che piange, perché sì piangere è
bello e liberatorio per tutti, che frigna come una femminuccia.
Parità di genere vuol dire evitare scherzi goliardici con colleghe che in quel
momento non hanno voglia di ridere e non bollarle perché mostrano di essere
infastidite.
Parità di genere vuol dire che quando una donna muore per mano di un amico, un
marito, un padre e via dicendo non si definisca l’assassino “il gigante buono
che amava troppo” e che per questo troppo amore ha ucciso la moglie che voleva
la separazione.
Parità di genere non vuol dire andare a ricercare nei comportamenti della
vittima delle giustificazioni alle azioni del carnefice. Se la vittima è
vittima, lo è anche se aveva bevuto un bicchiere di troppo, lo è anche se
rientrava a casa alle due della notte in minigonna.
“Amava la sua fidanzata, le faceva perfino i biscotti”.
La amava così tanto che la controllava. Controllava il suo cellulare, le amiche
con le quali usciva e delle quali era geloso, manifestandolo con continue
scenate.
La amava così tanto che era invidioso lei finisse gli studi prima di lui.
La amava così tanto che non accettava la sua scelta di andarsene per seguire i
suoi sogni e di lasciarlo solo.
La amava così tanto che l'ha ferita e l'ha presa a calci mentre era a terra.
La amava così tanto che l'ha accoltellata più e più volte, colpendola alla testa
e al collo.
La amava così tanto che ha fatto rotolare il suo corpo per 50 metri, finché non
è caduto in un dirupo e si è sfracellato in un canalone, dove è stata ritrovata.
Lui, è scappato. Domenica 19 novembre è stato arrestato in Germania, dopo una
fuga attraverso l'Austria.
Lei, è morta dissanguata. In una lenta agonia senza ritorno.
Tutti ora dicono “è stato il vostro bravo ragazzo”, come a sottintendere che
tutti gli uomini possono trasformarsi in un mostro simile.
Io non ho mai avuto dubbi sugli uomini della mia famiglia o di chi ho conosciuto
negli anni, avendo strumenti e una famiglia alle spalle che mi ha insegnato e
permesso di riconoscere segnali di allarme.
Qualcuno ha detto che dietro a uomini di questo genere c’è sempre una madre
fuori di testa, dando una volta ancora la colpa alle donne. Io però ho
conosciuto donne che, anche riconoscendo tutti i segnali di una relazione
tossica, non avevano alle spalle una famiglia, madre e padre e non solo madre,
disposta ad aiutare e non erano in grado di trovare strumenti utili. Se il tuo
fidanzato dice così e i tuoi genitori anche, ascolterai mai l’amica che cerca di
aiutarti? Chiamerai mai i numeri verdi di assistenza alle donne?
L’intera società è malata e intrisa di una cultura di dominio del più forte sul
più debole, dove il più forte è sempre l’uomo.
L’educazione prima di tutto. L’istruzione prima di tutto. Il dialogo prima di
tutto.
Perché nessuna debba più essere il prossimo squallido R.I.P. su centinaia di
pagine social.
Immagini scattate da Carlotta Gaudio durante la manifestazione svoltasi a Roma il 25 novembre scorso, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminaziome della violenza contro le donne