Qualcosa di preoccupante  

sta accadendo nell’orbita terrestre

Le megacostellazioni di satelliti creano inquinamento luminoso del cielo ed alterano il campo magnetico del pianeta

 

Lo Sputnik, il primo satellite articiale lanciato dall'URSS 

di Rita Lena

 In pochi anni, dal 2020,  la popolazione dei satelliti che girano in orbita bassa  intorno alla Terra è più che raddoppiata: solo nell’ultimo anno, sono stati lanciati più satelliti che nei primi trent’anni dell’era spaziale. Gran parte di questa attività è guidata da SpaceX  di Elon Musk, che progetta di  mettere in orbita 42mila satelliti, una crescente megacostellazione di satelliti Internet Starlink. E’ quanto segnala lo studio di Sierra Solter-Hunt, una studentessa laureata presso l'Università dell'Islanda, dottoranda di ricerca in fisica del plasma,  pubblicato su  arXiv e ripreso recentemente da Space Wheather. Ambientalisti e astronomi, questi ultimi hanno lanciato un appello su Nature Astronomy perché venga fermata la corsa allo spazio di Spase X,  hanno da tempo espresso le loro preoccupazioni su Starlink,  relative all’inquinamento luminoso del cielo notturno; all’inevitabile “ingorgo satellitare”,  potenzialmente pericoloso in quanto sta saturando l'orbita bassa (insieme di orbite terrestri comprese tra  i 200 e i 2000 km di quota) dove ci sono già milioni di detriti spaziali;  e, persino, alla possibile riduzione dello strato di ozono. Preoccupazioni che aumentano se si pensa alle future megacostellazioni che, anche per semplice emulazione o desiderio di sfida,  verranno messe in orbita da altri paesi e da privati. Ora, dice lo studio, c’è un ulteriore motivo di preoccupazione: le megacostellazioni di satelliti potrebbero concorrere ad alterare e indebolire il campo magnetico terrestre. Solter,  sottolinea che, sono attesi più di 500.000 satelliti nei prossimi decenni, principalmente megacostellazioni Internet da mettere in orbita bassa intorno alla Terra. “Ogni satellite che sale – spiega la ricercatrice -   alla fine scenderà, disintegrandosi nell'atmosfera terrestre, creando un enorme strato di materiale conduttivo (materiale in grado di trasmettere elettricità, calore) e di  particelle elettricamente cariche attorno al nostro pianeta."  In pratica le mega-costellazioni di satelliti e loro detriti stanno creando un enorme scudo di particelle cariche  che ha una massa che rischia di superare quella della fascia di Van Allen o di altre regioni che sono all’interno del campo magnetico terrestre.

Secondo Solter, per comprendere la portata del problema, va considerato che, se si raccogliessero tutte le particelle cariche derivanti dal vento solare che si accumulano nella fascia di Van Allen, all’interno del campo magnetico terrestre, la loro massa combinata sarebbe di soli 0,00018 Kg ., e considerando, anche gli altri componenti della magnetosfera, come la corrente ad anello e la plasmasfera (quella parte della magnetosfera più vicina alla Terra, costituita da un plasma di origine terrestre con particelle molto energetiche),  questi  risulterebbero ancora meno “pesanti”.  Per fare un confronto, "la massa di un satellite Starlink di seconda generazione  è di 1250 chilogrammi, che diventeranno tutti detriti conduttivi quando il satellite finirà di essere operativo. I detriti metallici provenienti da un singolo satellite Starlink deorbitato – continua -  sono 7 milioni di volte più massicci della fascia di Van Allen, mentre un’intera megacostellazione è miliardi di volte più massiccia.  Questi rapporti indicano che c’è  un grosso problema. “L'industria spaziale –sottolinea Solter -  sta aggiungendo enormi quantità di materiale  alla magnetosfera, rispetto ai livelli naturali di particolato, e la natura conduttiva dei detriti satellitari,  potrebbe seriamente  perturbarne l’equilibrio  o cambiare in peggio  le cose." Purtroppo, ci sono prove che  questo processo di perturbazione è già in atto ed è stato descritto  in  uno  studio del 2023 pubblicato su Pnas,  dove un gruppo internazionale di ricercatori, utilizzando un aereo di alta quota  della NASA,  ha rilevato la presenza di vapori di almeno 20 tipi di  metallo che si condensano in particolato e  scendono nella stratosfera, tra questi litio, rame, piombo e alluminio. E’  stato valutato che circa  il 10%, di particelle di acido solforico nella stratosfera,  grandi più di 120 nanometri, contengono alluminio e altri elementi che derivano dalla disintegrazione dei satelliti e degli stadi dei razzi; purtroppo  gli scienziati non sanno valutare quanto queste “enormi quantità” di metalli possano influire sulle proprietà dell’aerosol stratosferico. Una risposta arriva, però,  da un modello matematico dell’alta atmosfera realizzato dalla Nasa, che conferma quanto ipotizzato dalla Solter e che cioè si sta registrando un forte aumento di particelle cariche e detriti conduttivi nell’alta atmosfera, dove questo materiale interferisce (se non addirittura lo scherma),  con il campo magnetico terrestre, indebolendolo. “Ed è significativo- osserva la ricercatrice -  che questo avviene   proprio nel punto in cui i satelliti si distruggono quando deorbitano”. Lo studio preliminare di Solter sembra dimostrare che l'industria spaziale sta effettivamente perturbando l'ambiente. "È molto preoccupante – conclude -  non possiamo assolutamente scaricare quantità infinite di polvere conduttiva nella magnetosfera e non aspettarci che questo non abbia un impatto. Sono urgentemente necessari studi multidisciplinari su questo tipo di inquinamento”.

Il Galileo