Una falsa accusa di stupro e

un’assoluzione con formula piena

Ma sul web è rimasto solo un articolo di un settimanale che interpreta a suo modo la vicenda accusando di manipolare la realtà un cronista del quotidiano Il Giorno

Protagonista un docente universitario, ex leader del Movimento Studentesco milanese

 

 

di Benito Sicchiero

Manifestazione del Movimento Studentesco nella Galleria Vittorio

Emanuele II a Milano

Il noto regista Roman Polanski è stato raggiunto nel novembre 2019  dall’ennesima denuncia di stupro presentata da una ex modella. Data del presunto reato: 1975!

Che il movimento femminista Anch’Io - Me Too per gli anglofili - contro le molestie sessuali e la violenza sulle donne, diffuso in modo virale a partire dall'ottobre 2017, rappresenti un grande passo culturale contro una delle più odiose forme di prevaricazione, non c’è dubbio.  Inoltre, personalmente, auspico la caduta di ogni differenza in tema di diritti, e di doveri, tra sessi. Ma certi episodi, come quello appena citato, devono indurre ad una elementare prudenza sulla possibilità di strumentalizzazioni se non peggio.

L’accusa dell’ex modella mossa con quasi mezzo secolo di ritardo mi ricorda un episodio della mia vita di cronista giudiziario di un importante quotidiano milanese, Il Giorno. Anche questa volta parliamo di quarant’anni fa. Accusatrice una studentessa dell’Università Statale; accusato un docente, Giuseppe ‘Popi’ Saracino, 33 anni.  Sarebbe stata una notizia da trattare con un articolo in cronaca se non fosse che il prof. Saracino era uno dei leader del Movimento Studentesco milanese: e il momento era quello giusto – per destra e sinistra - per regolare i conti con gli ex sessantottini.

Contro il “feroce Saracino” venne emesso mandato di cattura. Dopo un periodo di latitanza, Popi si costituì e comparve in manette in tribunale a Milano.

 

Manifestazione dopo la morte di Roberto Franceschi a Milano

L’attacco mediatico fu massiccio.  Per quanto mi riguarda, i dubbi sulla colpevolezza sorsero fin dal primo giorno di udienza vedendo la coreografia attorno alla ragazza. Quasi tutti i media (ad eccezione del Giornale di Montanelli) emisero da subito la sentenza: colpevole! Il Giorno no. Per questo il quotidiano, ed io che con le mie cronache ero la causa, ci trovammo isolati, nel migliore dei casi, o attaccati. Scrisse, per citare, il mensile femminista Effe (Beatrice Megevand): “Il fondo viene toccato dal cronista del Giorno, Benito Sicchiero, che definisce «anomalo» il processo Saracino per violenza carnale: «Non c’è stata l’azione vile del gruppo; non ci sono stati segni sulla vittima che non potessero essere attribuiti a un rapporto sessuale consensuale anche se  “violento”; non ci sono stati testimoni richiamati dalle urla, perché urla non ci non ci sono state nonostante le finestre aperte,  abiti e biancheria intima strappati: vestito, collant, mutandine, sono stati sciorinati, intatti, in aula.- C’è stato invece un certificato medico stilato dai colleghi del fidanzato di Simonetta… E c’è stata l’ampia partecipazione dei movimenti femministi che hanno fatto di Simonetta un simbolo. E un clima che gli avvocati della difesa, nel difficile compito di proteggere il loro cliente, hanno definito di “isteria” ». E’ questo forse il pezzo più vergognoso e pieno di falsità che sia stato scritto su questa drammatica vicenda.”

Occupazione dell'Università Statale di Milano da parte di studenti del Movimento studentesco

Nessuno mi querelò: non la ‘vittima’, non il fidanzato, non le femministe, né ci fu richiesta di rettifica:  ma il giornale mi tolse l’incarico di seguire le fasi successive dell’iter processuale (appello e cassazione) affidandolo a un ottimo inviato, Marco Nozza. Il quale, fin da subito, mi disse: “Avevi ragione tu”. La Cassazione ordinò di rifare tutto e Saracino fu assolto con formula piena da un giudice donna ‘perché il fatto non costituisce reato’.

Ma il ‘feroce Saracino’ – sulle cui vicende il film di Bellocchio ‘La condanna’ venne premiato a Berlino – scomparve dalla vita professionale e politica. Scrisse anni dopo Malcolm Pagani per “Il Fatto Quotidiano”: “Tre vite e una sola morte, incontrata all'improvviso quando a metà degli anni 80, Giuseppe Saracino decise di sparire dal mondo. Dimettendosi da giovane "terrone" naufragato fuori rotta, da ex ascoltato leader del Movimento Studentesco milanese, da professore e in ultimo, anche da mostro.”

Molto più modeste le conseguenze per me. In Google e in Google Chrome, in capo alla prima schermata, è comparso recentemente, a decenni di distanza – chissà per quale misterioso meccanismo – l’ articolo di Effe che ho in parte riportato. Nessun cenno all’iter processuale e alla sua conclusione. Ennesima conferma dell’inaffidabilità della comunicazione sul web che mescola indifferentemente rose e letame, verità e falsità. 

Il Galileo