“LA NOTTE DELLA REPUBBLICA”

Le affinità eversive tra il tentato golpe di Borghese e quello dei trampisti americani

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di Magali Prunai

 

È il 7 dicembre del 1970 e quella notte gli italiani vanno a dormire tranquilli pensando alla festa del giorno successivo. Un giorno di riposo in più poco prima di Natale, che fa già respirare aria e profumo di vacanze.

Non sanno ancora, e non lo sapranno per molto tempo, che hanno rischiato di risvegliarsi in un’altra Italia.

Quella notte vari gruppi armati di estrema destra, contando sull’appoggio di 187 forestali e alcune decine di militari, tentarono di prendere il potere al comando di Junio Valerio Borghese, ex decima mas e fondatore dell’organizzazione sovversiva Fronte Nazionale (nella foto a sinistra, Borghese ai temèpi della RSI).

L’intenzione era quella di occupare la sede del ministero degli Interni, quella del ministero della Difesa, la sede della RAI, prendere possesso delle telecomunicazioni, rapire il presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, e il capo della polizia Alfredo Vicari. Durante la notte per Roma vi fu un via vai continuo di militari e dalle parti della stazione Termini fu avvistato un carroarmato. Contemporaneamente si tentò di occupare la città di Sesto San Giovanni, vicino Milano, roccaforte dell’estrema sinistra.

Gli uomini di Borghese erano ormai vicini alle stanze di Saragat quando una misteriosa telefonata bloccò l’intera operazione e, poco prima delle due del mattino, i golpisti si ritirarono dai loro punti di azione e tornarono a casa.Chi fece quella telefonata e perché non si è mai saputo, anche se i sospetti sono sempre ricaduti sul segretario di Andreotti (foto a destra) che chiamò per suo conto.

Gli italiani vennero a conoscenza del pericolo scampato solo l’anno successivo, dopo un’inchiesta del quotidiano “Paese Sera” e quando la procura di Roma formalizzò i capi di accusa di tentativo di usurpazione dei poteri dello Stato e cospirazione.

Le indagini furono comunque archiviate considerando il tutto una mera azione goliardica di un gruppo di vegliardi. Dobbiamo aspettare il 1974 perché i capi di accusa venissero riformulati e si celebrasse il processo di primo grado. Quarantotto imputati, molti rei confessi, tutti assolti. La sentenza di primo e secondo grado fu confermato dalla Corte di Cassazione nel 1986.

Fra il dicembre del 1989 e l’aprile del 1990 la RAI mandò in onda un programma del giornalista Sergio Zavoli, (foto a sinistra) scomparso la scorsa estate 2020, dal titolo “la notte della Repubblica” nel quale ripercorreva passo per passo quanto accaduto fra il 7 e l’8 dicembre 1970 e le indagini successive. Un programma che a cinquanta anni dal tentativo di golpe, vista l’alta percentuale di italiani che ignorano quanto accaduto in quel periodo, sarebbe opportuno riproporre.

Sarebbe opportuno riproporlo anche per rendersi conto come per sovvertire l’ordinamento di uno Stato non siano per forza necessari migliaia di militari. Sicuramente l’azione di Borghese fu azzardata se pensiamo al dispiego di forze armate messe in campo  poco prima in Grecia, quando il tentativo di dittatura andò a buon fine, o se si pensa a quanti, in più parti del paese e contemporaneamente, nel 1973 assaltarono il palazzo de La Moneda, in Cile, assassinando il presidente Allende. Eppure con poche centinaia di persone, molte delle quali con incarichi fondamentali nello Stato, si riuscì ad arrivare alle porte del presidente della Repubblica.

È per questo che non solo non dovrebbe stupire come una sparuta manciata di invasati abbia tentato di assaltare la sede del Parlamento USA, ma dovrebbe preoccupare come l’azione sia fallita solo perché andata in onda in diretta in tutto il mondo. (Nella foto a sinistra, Borghese ai tempi del tentato golpe)

Se gli Stati Uniti hanno già avuto la loro notte della Repubblica o se questa deve ancora arrivare, visto il timore che il presidente per conto del quale agivano possiede ancora il potere e, soprattutto, importanti codici e incarichi che possono cambiare il destino del mondo in pochi minuti, non è dato saperlo. L’auspicio è che l’anno nuovo non inizi con la minaccia di una spaventosa guerra mondiale.

Lo abbiamo già sperimentato lo scorso anno e visto che subito dopo è arrivata anche un’invasione di cavallette sarebbe auspicabile evitare le restanti nove piaghe d’Egitto.

 

Il Galileo