L’enorme differenza

fra ironia e bodyshaming

 

di Magali Prunai

L’imperatore Tito, figlio di Vespasiano, I secolo d.C., fu denominato dallo storico Svetonio “amor ac deliciae generis humani” (amore e delizia del genere umano) in quanto imperatore buono e saggio.

Questa locuzione è passata alla storia, usata e abusata e, soprattutto, rimaneggiata all’occorrenza.

Internet, o meglio ancora i social network, sono “croce e delizia del genere umano”.

Delizia, perché si tratta di uno strumento potentissimo e utile per il lavoro, lo studio e lo svago. Permettendo di mettere in relazione gente di tutto il mondo attraverso un semplice click, ha sicuramente abbattuto frontiere che sembravano invalicabili.

Ma allo stesso tempo è una “croce”, rendendo schiavi gli internauti che sono sempre connessi, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7. Sempre reperibili, in una ricerca continua di dati, informazioni e di condivisione di propri episodi di vita.

Internet, ma soprattutto i social network, hanno contribuito ad alimentare quel senso di “voyeurismo” che, in forma più o meno sviluppata, appartiene un po’ a tutti noi.

Sbirciare il profilo internet di un conoscente, un ex fidanzato non è poi così grave ed è capitato sicuramente un po’ a tutti.

Il problema si pone quando, però, non si sbircia più ma si spia ogni giorno per carpire informazioni e interagire in modo negativo col malcapitato o malcapitata.

È così che iniziano le offese, gli insulti, la rivendicazione del diritto all’offesa. Chi si accapiglia sul linguaggio usato, chi sull’uso sgrammaticato dell’italiano e chi, invece, ha da ridire su una pettinatura, un abito o l’aspetto fisico in generale.

Non mi riferisco a commenti del tipo “non mi piace quel vestito”, ma a qualcosa di più pressante e fastidioso. Commenti rivolti a persone obese o in sovrappeso, che secondo alcuni non dovrebbero farsi vedere, rinchiudersi da qualche parte perché “troppo brutti”. O quelli verso chi è troppo magro, che soffre di anoressia, persone alle quali si dice di ricoverarsi in un ospedale perché fanno spavento.

Ministre della Repubblica italiana prese di mira per una gonna troppo corta o perché hanno scelto di prestare giuramento con un abito che sicuramente non nascondeva le forme un po’ morbide.

Un ombretto revival degli anni ’90? E partono le prese in giro, non sempre simpatiche. Una manicure “estrema”? E il web non perdona con la sua falsa ironia. Il seno è troppo grosso? Ma vai dal chirurgo e riducilo! E se è troppo piccolo? Insomma, un paio di taglie in più non puoi fartele mettere? Del resto, quale donna non sogna da una vita di subire un intervento chirurgico in anestesia totale e di riempirsi di silicone perché al web non piace come “mamma l’ha fatta”.

Avete notato che gli esempi riportati riguardano sempre caratteristiche tipiche femminili? Nonostante il fenomeno del bodyshaming, perché è così che si chiama l’essere presi di mira sull’aspetto del proprio corpo, riguardi anche gli uomini, sicuramente le donne subiscono un numero maggiore e fastidioso di questo tipo di attacco.

Molti si difendono citando la satira e l’ironia. Perché dire a qualcuno che dovrebbe uccidersi perché obeso è solo uno scherzo. Talmente tanto che la cronaca è piena di adolescenti che si suicidano, o tentano il suicidio, perché sommersi da messaggi di questo genere.

Per chi lo fa è solo uno scherzo, ma chi lo subisce non ride. 

Per anni ci è stato insegnato e ancora oggi insegniamo che si deve rispettare l’altro per come è. Ciò che vale non è l’aspetto esteriore, ma ciò che nascondiamo dentro di noi, il nostro io più profondo. Eppure fenomeni di questo tipo sono in crescente aumento.

Un ministro indossa una tenda al posto di un vestito? Lasciamo il commento sullo stile agli esperti di moda, mentre il resto della cittadinanza si concentri sul suo operato. Che, in fondo, è l’unico aspetto della sua vita, finché rispetta le leggi, che ci riguarda.

Il Galileo