I Libri

 

Il divoratore di incubi, di Sakura Mori, il nuovo libro della collana AKAbook, di Edizioni Piuma

Recensione di Magali Prunai

Mary è un’adolescente come tante. La sua famiglia, di origine filippina, si ritrova a pellegrinare spesso da una parte all’altra del mondo, vittima di un sogno ormai lontano da realizzarsi e dalle infatuazioni passeggere di un cugino un po’ esaltato e un po’ fanfarone.

Un cugino che si innamora ogni due per tre di esperienze nuove e nelle quali trascina tutta la famiglia di Mary. L’ultima avventura li ha portati tutti a Tokyo, con la promessa che finalmente il papà diventerà chef.

Ma anche questa volta le cose vanno diversamente e si ritrovano a fare da guardiani a una casa i cui proprietari sono in vacanza. Pensavano di trovare una casa vuota, ma dentro c’era LUI: un anziano signore tanto enigmatico quanto inquietante.

Mary è un’adolescente piena di odio e di rancore. È arrabbiata col papà, perché si fa raggirare come niente dal cugino spostandola da una parte all’altra del mondo. È arrabbiata con Mimma, come chiama la mamma, perché pensa non la capisca e non la sostenga. È insofferente nei confronti della sorellina Isabel, o forse è gelosa del rapporto ancora infantile che ha con la mamma. Mary odia l’insegnante che la scuola in Giappone le ha affiancato per aiutarla a imparare la lingua, come detesta tutti i suoi compagni di scuola che ridono dei suoi impacciati tentativi di parlare il giapponese.

E poi c’è LUI, il vecchietto dal passo felpato che Mary non sa se detestare o averne paura.

Alla fine tutta questa rabbia che Mary ha in corpo deve trovare uno sfogo, trasformandola in uno dei peggiori demoni che il mito giapponese conosce. “Mary sei un mostro”, urla la mamma spaventata mentre tira a sé Isabel per scappare. Solo LUI non ha paura e saprà tranquillizzarla. Le spiegherà tante cose, sul Giappone e su come è impossibile capirlo. “Devi solo sentire il vento fra le foglie di ciliegio e dare un nome all’ultimo raggio di sole al tramonto prima che arrivi la notte”. Impara, Mary, a guardare ciò che hai e ciò che ti circonda invece che pensare a quello che ti manca e perché le cose non sono andate come speravi.

La collana AKAbook, sia cartacea che digitale, di Edizioni Piuma offre una raccolta di avventure, storie piene di adrenalina accessibili a tutti. Infatti il carattere scelto è ad alta leggibilità, aiutata anche da una impaginazione chiara e intuitiva. Le parole più complesse, nella collana AKAbook vengono inserite in una cornice di puntini per renderle ben visibili. I modi di dire sono illustrati, per facilitarne la comprensione, come i verbi vengono evidenziati in diversi colori, adatti alla visione daltonica, a seconda che si tratti di presente, passato e futuro.

Insomma, un libro e una collana adatti a tutti per lo stile e il tema.

E Mary? Fra un colore, un’illustrazione e una cornice di puntini è tornata umana? Per saperlo bisogna leggere il libro!

 

 

Elena Sorba, Back to mum, Arca edizioni, 16 euro.

Recensione di Valeria Fieramonte

 

E’ un ritorno alla madre doloroso quello di Elena Sorba, cui sono stati sottratti i figli in seguito a una denuncia di violenze domestiche da lei fatta contro il marito e padre dei bambini.

L’incipit del libro da lei scritto anche come denuncia di questa esperienza, già da solo fa capire molte cose: ‘Dedico questo libro alle mamme e ai bambini che hanno dovuto imparare a sopravvivere dopo che è stato strappato il loro cuore’, e ancora ‘ricordatevi di vivere ogni tanto per non morire di dolore’.

I suoi figli hanno 5 e 7 anni, e dal mese di novembre vivono in comunità: “La mia colpa? – dice Elena- Aver cercato di proteggerli”.

Sono una donna normale con un lavoro normale, ma quando a un certo punto della mia vita ho trovato il coraggio di denunciare le violenze subite, questo gesto ha messo in moto una macchina infernale, una sorta di tortura istituzionale. In questo ingranaggio impietoso sono stati travolti anche i miei bambini: quello che è accaduto potrebbe sembrare incredibile, ma negli ultimi anni situazioni simili alla mia si stanno moltiplicando.

Ho sporto denuncia per proteggerli e chiedere aiuto e me li hanno portati via. Ora vivono in una comunità, non possono ricevere telefonate, non possono vedere i nonni gli zii i cugini gli amici….stanno vivendo come orfani. Io li posso vedere solo un’ora e mezzo al mese e in uno spazio neutro. Un abuso nell’abuso…»

Privata dei figli e per far fronte al dolore, intraprende per protesta Il cammino di Santiago. Sarà in qualche modo, come sempre nelle grandi sofferenze, un viaggio iniziatico. Scrivere è come rivivere, costringe a ricordare e dunque fa male, ma Elena ricorda l’esperienza di altre madri cui sono stati sottratti i figli. Come la madre di Luca, un bambino gravemente epilettico che è stata accusata di essere colpevole dei disturbi del figlio. O quella di Silvia Mari, una madre di Imperia, che per non consegnare la figlia si era chiusa nel bagno di casa. Si è ritrovata la porta forzata e una ventina di persone tra forze dell’ordine, operatori dei servizi sociosanitari, direttori Asl e 118, Hanno sollevato di peso la figlia mentre lei perdeva i sensi a causa di una puntura nelle natiche. Al risveglio in ospedale, legata in contenzione a un letto, alle sue proteste le hanno fatto un Tso, ossia un trattamento sanitario obbligatorio. Sua figlia aveva dieci anni e mezzo e col padre non ci voleva stare, ma si è ritrovata in comunità per recuperare un rapporto col padre di cui aveva paura, sottoposto a misure cautelari per condotte lesive e pericolose, e per di più scioccata dal trattamento subito dalla madre.

Elena si chiede perché l’Italia sia piena di panchine rosse, se alla violenza subita dalle donne si aggiunge una seconda violenza istituzionale che rende le donne vittime una seconda volta.

Protesta perché le madri che denunciano sono trattate peggio dei carcerati: lei può vedere i suoi bambini due volte al mese per un’ora, mentre la carta dei diritti dei detenuti, approvata il 5 dicembre 2012, consente ai detenuti sei colloqui al mese, con non più di tre persone per volta.

Conclude che i detenuti hanno più diritti dei suoi figli,  che pure non hanno fatto nulla.

Nel suo caso non è stato rispettato neppure l’articolo 4 della legge 149/91, che prescrive il dover essere indicato il periodo di presumibile durata dell’affidamento, che deve essere rapportabile ai interventi volti al recupero della famiglia d’origine. In Italia sono circa 23 ogni giorno i bambini allontanati dalla famiglia, mentre secondo lei andrebbe allontanato solo il genitore abusante, e le famiglie aiutate a casa loro. Dovrebbero funzionare solo strutture legate all’emergenza e per il tempo strettamente necessario, mentre attorno alle cooperative c’è un grande giro di denaro, di bandi e di posti di lavoro, ma ogni tanto ci vorrebbe un magistrato che pensa: ‘troppi casi per essere veri’, anche se questo dovesse mettere in crisi un sistema di clientele politiche. Ricorda una madre che ha protetto il figlio dal padre che lo stava accoltellando facendogli da scudo. Dopo il ricovero di entrambi in ospedale, Il figlio le è stato sottratto egualmente e si trova presso una casa famiglia.

Secondo la commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, «la rilevata tendenza degli operatori di negare la violenza in nome della bigenitorialità espone le vittime – donne e minori- a ulteriori sofferenza e pregiudizi, nonché al concreto rischio di subire la reiterazione delle condotte violente. Detta tendenza costituisce innegabilmente una forma di vittimizzazione secondaria».

Non pare tuttavia che il giudizio della commissione d’inchiesta sia servito a ridurre le ingiustizie. La convenzione di Istanbul, all’articolo 18, stabilisce che gli stati dovrebbero evitare la vittimizzazione secondaria, che consiste nel far rivivere alla vittima le sue condizioni di sofferenza e il cui effetto principale è scoraggiare le denunce.

Eppure anche la convenzione non sembra avere avuto molto seguito. Come si capisce dal racconto di questa madre: « Il mio ex compagno è stato condannato per violenza. L’ospedale ha certificato che il bambino, col padre, è in pericolo psichico, fisico e evolutivo. Ma lo stesso è stato disposto dal tribunale l’affido condiviso. Io non sento più niente, neanche il dolore.»

E di quest’altra:« Il giudice ha affidato in via esclusiva mio figlio di appena 4 anni al padre, mentre lo stesso era indagato per undici denunce sporte da un centro psicologico pubblico per maltrattamento conclamato e sospetto abuso sessuale paterno.»

Se le madri non vengono credute, i figli non vengono ascoltati. Quando i bambini non vogliono vedere il padre, viene attribuita alle madri la colpa. Ma se ci sono violenze, non è normale che i bambini vogliano stare con la mamma? Invece nei tribunali italiani si applica ancora la cosiddetta alienazione parentale, sconfessata anche dalla Cassazione che definisce quest’ultima una teoria nazista. Le CTU o consulenze tecniche d’ufficio, sono pareri di psicologi erogati senza alcuna indagine vera né alcun accertamento dei fatti.

Questa quasi incredibile situazione aveva visto l’interesse della deputata Stefania Ascari nella scorsa legislatura, che in una relazione alla commissione giustizia proponeva anche di istituire una banca dati nazionale per capire cosa succede nel tempo ai minori fuori famiglia.

Elena Sorba è decise a dare battaglia, per sé e per la altre madri, e il suo libro di denuncia va in questa direzione.

 

 

 

Un manuale pratico per tutti i medici

Il Dott. Fausto D’Agostino, realizza un manuale pratico per tutti i medici

 

E’ stato pubblicato il manuale “Medico di Guardia – Diagnosi e Terapia”, un testo completo e di pronta lettura, capace di offrire, a tutti i medici, un “know-how” di base che permette di inquadrare, in modo preciso ed immediato, le condizioni patologiche più o meno comuni e scegliere le strategie terapeutiche più innovative e risolutive per il paziente.

Il progetto, edito dalla casa editrice Idelson-Gnocchi, è stato  realizzato ed ideato dal Dott. Fausto D’Agostino, dirigente medico in Anestesia e Rianimazione, Presidente del Centro Formazione Medica e Cavaliere della Repubblica per la lotta contro il COVID-19.

I capitoli sono compilati da autorevoli ed esperti specialisti che dispensano, in maniera chiara e semplice, il loro bagaglio di esperienze, accumulato in anni di servizio professionale su tutto il territorio nazionale. 

Il manuale, presentato da Dott. Antonio Magi, Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma,  ha lo scopo di fornire una guida pratica specialmente per i Colleghi che prestano servizio in Continuità Assistenziale, Medicina Generale, Medicina Penitenziaria, nel Sistema di Emergenza Territoriale e in strutture sanitarie private.

La pubblicazione è rivolta in particolare, ai “Giovani Medici” che intraprendono l’esercizio dell’attività professionale ma può essere utilizzato anche come immediato supporto per i Colleghi con più lunga esperienza professionale, nel risolvere dubbi, riconoscere e trattare singole patologie secondo le ultime evidenze.

Questo testo, di facile consultazione infatti, è certamente un supporto indispensabile per chi, neofita o esperto professionista, si cimenta quotidianamente con le problematiche della professione medica. Grazie a un linguaggio semplice e chiaro e all’aiuto di utilissimi schemi, il libro consente una lettura agevole e dinamica di ogni argomento, indirizzando il lettore a concentrarsi sulle peculiarità diagnostiche e terapeutiche di ogni quadro morboso. Ogni singolo capitolo del libro affronta un’area di specializzazione medica ed è coordinato da medici docenti e specialisti nei singoli settori, la cui competenza professionale contribuisce alla completezza dei contenuti trattati.

Il Galileo